ADUA e l’onestà intellettuale |
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La Redazione, 7-4-06 | |||||||||||||||||||||||||||
L’onestà intellettuale è la capacità di riuscire a rilevare, fra varie possibilità interpretative, quella più conforme alla morale corrente; è un concetto universale che si impone anche nelle più semplici mansioni umane; tuttavia, man mano che si sale nel campo delle responsabilità dirigenziali, oltre alla idoneità intellettiva e all’etica, questa dote morale necessita logicamente, per poter essere produttiva, anche di un solido back-ground culturale. L’onestà intellettuale diventa un fattore molto importante con il quale si devono obbligatoriamente confrontare di continuo coloro che affrontano i problemi del terzo mondo sia come cronisti che come storici, sia come osservatori che come imprenditori o più semplicemente come operatori umanitari. Negli ultimi tempi stiamo assistendo in tutta Italia ad una strana proliferazione di tanti nuovi enti morali pro-Africa. Partiti, comuni, ambienti sanitari, ambienti universitari nonché associazioni di privati ormai gareggiano nel dare vita a enti morali che si danno da fare per apportare aiuti in Africa. Se da una parte ciò rallegra, in quanto il bisogno di assistenza in quel continente è così tanto che c’è posto per tutti gli uomini di buona volontà, dall’altra ci preoccupa poiché più volte abbiamo potuto constatare la leggerezza con la quale si creano sodalizi da parte di gruppi che nulla sanno dei posti dove devono operare, delle popolazioni e dei loro bisogni reali, delle situazioni politiche locali e internazionali rischiando amari fallimenti o peggio ancora di creare complicazioni. Siamo stati contattati di recente da un gruppo che voleva donare un Centro di Dialisi ad un ospedale africano. C’è voluto del bello e del buono per far capire che quel mucchio di denaro necessario alla creazione del centro era meglio spenderlo in altro modo. Infatti un paio di pazienti mantenuti in dialisi costano all’anno cifre impensabili per uno stato che devolve per la sanità una minima parte del suo bilancio. Quindi ci vuole raziocinio, mentre sicuramente valido è l’appoggio missionario. Ma non basta. Se infatti non è facile per un operatore umanitario barcamenarsi nei labirinti dell’assistenzialismo, ancora più difficile è cercare, nel tentativo di fare del bene, di smuovere le coscienze e richiamare l’attenzione su determinati luoghi africani dove le guerre e l’instabilità politica ostacolano il lavoro e lo sviluppo. Il Corno d’Africa, del quale ci occupiamo, è oggi flagellato dalla siccità come ultimo dei mali che lo hanno afflitto in questi recenti decenni; guerre, malattie, povertà, elevata mortalità infantile, redditi pro-capite bassissimi, scarsa speranza per il futuro, tutto contribuisce a frenare la crescita di questa stupenda parte dell’Africa. Con dei distinguo naturalmente. La Somalia non esiste ancora come stato ed è praticamente impossibile accedervi per l’anarchia totale che domina su tutto. L’Etiopia è quella che cerca di fare di più. Questo nostro sito ha obiettivi ambiziosi. Cerca di promuovere fra i popoli del Corno la pace, primo ed irrinunciabile passo verso la crescita economica e sociale. Dopo queste premesse veniamo al nocciolo della questione. Un documentario sulla battaglia di Adua, realizzato da Gian Carlo Stella, noto per le sue pubblicazioni e per essere il titolare della “Biblioteca Africana” di Fusignano nonché redattore di questo sito, doveva essere proiettato qualche giorno fa ad un Convegno a Roma, organizzato da una associazione pro-Africa. Stella si è visto giungere, del tutto inaspettatamente, due giorni prima del convegno, una missiva con la quale veniva esonerato dal proiettare il suo documentario in quanto una locandina che pubblicizzava il filmato evidenziava il ruolo dell’Etiopia nella battaglia di Adua. Gli hanno scritto fra l’altro: “Per amore di chiarezza l'Associazione … ha organizzato questo evento per ricordare e onorare il valore dei soldati italiani ed eritrei caduti ad Adua.” E no! Noi non ci stiamo. Ci diamo da fare tanto per predicare la pace in quelle lande e poi qui, in Italia, dobbiamo assistere nell’anno 2006 a prese di posizione insostenibili che possono solo creare una grande confusione. Di Adua se ne è parlato a sufficienza. Chi è vissuto in Africa sa bene che Adua ed il suo vincitore, Menelik, rappresentano ancora oggi un simbolo importantissimo, anzi un vero mito per tutto quel continente in quanto quella battaglia fu vinta, per la prima volta nella storia, da un esercito africano contro un esercito invasore europeo; questo ultimo si era dimostrato quindi battibile, malgrado la sua prevalenza tecnica ed organizzativa. E’ assurdo quindi parlare di Adua tralasciando l’Etiopia, non si può fare un convegno su Adua per ricordare ed onorare solo il valore dei soldati italiani ed eritrei. È del tutto fuori della realtà chiamare gli etiopici “nemici” in quanto difendevano la loro terra dall’aggressione colonialista. Oggi, se nel 110° anniversario di Adua, desideriamo celebrare l’evento, dobbiamo farlo con onestà intellettuale. Devono essere ricordati ed onorati i soldati etiopici che combattevano per la libertà del loro paese, altrimenti si mistifica la storia, si alimentano tensioni, si creano divisioni assurde, si fa della politica sbagliata, si favorisce lo scontro. Qualche hanno fa, su Internet circolavano i risultati di un’inchiesta sulla conoscenza da parte dei giovani della storia coloniale italiana. A 1000 studenti universitari fu chiesto semplicemente cosa ricordava loro la parola Adua. Più del 50% rispose che non la conoscevano, il 33% asserirono che era stata una famosa battaglia vinta dagli italiani in Africa, il 12% non ricordava bene e solo il 5% diede una risposta valida. Ogni tanto quel 5% ci sembra ottimistico. Se si vuole agire in qualche modo sui paesi Africani è indispensabile un solido back-ground culturale da parte di chiunque assuma funzioni direttive e inoltre è necessario tenere sempre ben presente che i popoli del Corno hanno una notevole intelligenza: ci leggono e ci sentono, ci considerano o ci disprezzano, ci stimano o ci criticano, ma detestano sempre la mistificazione e l’opportunismo. Noi dobbiamo lavorare tutti assieme per favorire fra i popoli del Corno la pace e non la guerra.
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Gli ascari eritrei | |||||||||||||||||||||||||||
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