Ci capita
spesso di ragionare se siamo stati chiari all’inizio, vale a
dire se al momento di decidere di pubblicare dei libri e di
aprire un sito internet sul Corno d’Africa, fossimo stati
efficaci nell’esprimere le nostre finalità, anzi nel chiarire il
nostro unico scopo: aiutare in tutte le maniere possibili gli
abitanti di quell’angolo d’Africa, e di far capire ai governanti
del Corno, fortunati di operare in uno dei posti più belli del
mondo, che hanno il dovere di fronte a Dio e all’umanità di
utilizzare quelle bellezze per offrire una forma di vita decente
ai loro popoli. Per far ciò basterebbe davvero poco. Tantissime
agenzie turistiche occidentali non aspettano altro che investire
nel Corno d’Africa, purché esistano garanzie di pace e
sicurezza.
Abbiamo
ricevuto minacce, critiche, querele, offese, calunnie e potremmo
continuare per un pezzo. Indicati come fascisti o come
comunisti, secondo punti di vista discutibili, alcuni studiosi
ci hanno anche accusato di non aver capito nulla dell’Africa. Ad
esempio aver sostenuto nel libro di Nicky “Hakim, quasi, quasi
torno in Eritrea” che molto del merito della rapida conquista
dell’Etiopia nel 1936 da parte dell’esercito italiano spettò al
valore degli Ascari eritrei, è qualcosa che non si può dire
perché può aumentare il rancore degli etiopici verso gli
eritrei. Permettetemi di contestare questo studioso che non ha
ancora capito che queste sono verità che ormai non possono
esacerbare di più una guerra che dura da
oltre 40 anni e che la verità
non può essere disconosciuta o manipolata. Possibile che di
tante lettere e comunicazioni verbali alla redazione, non ce ne
sia una che tratti gli unici argomenti che ci stanno a cuore.
Ci contattano
spesso le Università italiane e straniere per dissertare su
temi di ricerca o di studio essendo noi evidentemente gli ultimi
figli di colonialisti italiani disposti a discutere l’operato
della nostra Italia e dei nostri padri. Dopo di noi sono ben
consci che non ci sarà più nessuno che possa parlare di vicende
vissute. Ci scrivono in molti per avere notizie di loro antenati
che hanno operato in Africa o per richiedere le informazioni più
strane. Rispondiamo non solo per buona creanza, ma perché
speriamo sempre di convincere qualcuno a dare una mano agli
abitanti del Corno. A noi di queste intempestive richieste cosa
importa quando dispacci pressoché giornalieri dell’UNICEF,
della FAO, dell’OMS, della Croce Rossa e di tanti enti ONLUS o
ecclesiali denunciano lo stato di gravissima calamità naturale
in cui vive periodicamente il
Corno, assediato dalla siccità? Cosa può interessarci impiegare
il nostro tempo per soddisfare le curiosità di singoli o
addirittura cercare se in qualche archivio di stato o privato
esistano notizie di vecchi coloni italiani, quando in questo
momento centinaia di migliaia di bambini, donne e anziani stanno
disperatamente lottando per la sopravvivenza e la maggior parte
di loro morirà in breve di fame, di sete, di malattie? Il
nostro tempo lo desideriamo utilizzare in modo diverso.
Fino ad ora
abbiamo scritto libri, dove si evidenziavano in prevalenza le
bellezze del Corno, con la speranza di venderli per ricavare
del denaro per i bimbi di quei luoghi. Non possiamo dire che sia
andata male, anzi molti di questi volumi sono stati premiati e
venduti e gli utili incanalati sul Corno, ma sono piccole gocce
in un mare di bisogni.
Nei prossimi
non parleremo solo delle bellezze del Corno, evidenzieremo anche
i disastri ambientali che stanno verificandosi e che purtroppo
non sono solo legati ad eventi naturali, ma in buona parte ai
danni provocati dall’uomo, e ribadiremo più volte l’assoluta
necessità che i governi di quella parte dell’Africa trovino
quella pace necessaria per aprire frontiere sicure ai turisti
stranieri e pacifichino i propri paesi onde distogliere gli
abitanti dal fuggire verso terre dove vige la libertà
dell’uomo. |