Mar Rosso |
ANGRA
….ti ricordi che nel dirmi addio, mi regalasti un po’ di berberé e mi dicesti con la voce tremula non ti scordar di me…
Quella dolce felicità fatta quasi di niente. Un’aranciata, un tamarindo, un’orzata, una menta… un panino, una pizzetta, un pasticcino… un 78 giri di vinile e la complice penombra di tende chiuse.
Un ballo guancia a guancia, una carezza, un bacio quasi casto, le mani intrecciate, il profumo inebriante della gioventù, parole sottovoce, quasi un bisbiglio, occhi illuminati dalla gioia.
Il tepore di un seno contro il petto, due corpi che si sfiorano tra piccole audacie e trepide timidezze, i capelli che odorano di campo solatio, il respiro che si fa più corto.
Non ci sono più pareti, non ci sono più soffitti: si balla nella luce soffusa di palpitanti stelle, la musica si perde nella brezza serotina e il tempo ha cessato di esistere.
Quella dolce felicità fatta quasi di niente. Una spruzzata di giovinezza, una spremuta di vitalità, qualche goccia di incoscienza e tanta fiducia nel futuro.
Una camicia nuova, le scarpe lucidate, i pantaloni con la piega, i capelli tagliati e pettinati, una goccia di dopobarba alla lavanda… l’ampia gonna plissettata, la camicetta con qualche ricamo, i primi tacchi alti e un velo di rossetto.
Bastava poco a costruire un sogno, a trasformare un giorno in poesia: la sera, prima di addormentarsi, ricreare quei momenti attimo per attimo e sorridere felici con gli occhi semichiusi.
|