Storie |
ANGRA Che la Storia sia una scienza inesatta è confermato dalle innumerevoli querelles tra studiosi di questa materia e non solo. Si dovrebbe parlare di Storie e non di Storia perché ognuno la racconta a modo suo. Tanto per fare qualche esempio recente: pare che Noè non si sia arenato con la sua arca sull’Ararat per il decrescere delle acque del diluvio, ma perché pilotava in stato di ebbrezza avendo imbarcato, oltre alla famiglia ed agli animali, anche un congruo numero di botti di vino delle sue vigne. È stato anche scritto che tra gli amici dei re Magi, Melchiorre fosse soprannominato Minchiorre perché, quando dovette condurre i suoi colleghi alla grotta del Bambino, sbagliò strada finendo in un’oasi adibita a villaggio turistico. Tutta questa premessa, all’apparenza inutile, per dire che sul colonialismo italiano in Africa Orientale è stato scritto, ed ancora si scrive, di tutto senza badare a spese. Quando si parla di “atrocità” (vorrei che qualcuno mi facesse un esempio di guerra in cui non ne siano state commesse) alcuni storici le addossano tutte ad una delle parti in conflitto come se si trattasse di una guerra tra angeli e demoni. Gli italiani che hanno combattuto in A.O.I. sono stati incolpati di mille misfatti e, ogni tanto, se ne aggiunge qualcuno di nuovo. Ultimamente sono state tirate fuori le foibe, la strage del bestiame e la fame dilagante tra la popolazione privata di filetti e lombate! E, caso strano, questi storici non parlano mai di quanto di estremamente utile e buono hanno fatto per quelle terre i ferocissimi conquistatori italiani. Continuano a rompere con le reazioni seguite all’attentato a Graziani, all’uso dei gas (dall’effetto talmente circoscritto e limitato da non avere minimamente influito sull’esito della guerra) e sulle leggi razziali, ma ignorano completamente l’uso dei proiettili dum dum forniti da una civilissima nazione europea, delle evirazioni ed altre mutilazioni perpetrate dai sudditi del millenario impero. Che gli italiani abbiano trasformato delle tribù di pastori, di nomadi, di miseri agricoltori, di razziatori e via dicendo in un popolo di operai specializzati, di artigiani, di impiegati, di infermieri, di piccoli imprenditori capaci di leggere e scrivere e dotati di una lingua nazionale non conta nulla. Che gli italiani abbiano dato confini sicuri, un’ottima amministrazione e la possibilità di svolgere in pace le proprie attività senza le vessazioni arbitrarie di ras e signorotti assortiti non ha nessun valore. Per qualche storico contano soltanto e unicamente le “atrocità” e le leggi razziali. E, a questo proposito, vorrei che mi spiegassero come mai alcune delle famiglie più in vista della comunità italiana erano famiglie miste. I Silla, i Pollera, i Ghevrejesus, i Nastasi (per non elencare che qualche nome) sarebbero stati espulsi dalle scuole italiane e considerati dei paria destinati ai lavori più umili se non addirittura esiliati…. Forse qualche storico ha qualche rancore personale, qualche vecchio conto da saldare con gli italiani d’Africa e si accanisce a picchiare solo sul “male” ignorando totalmente il ”bene” scordandosi che i bilanci sono fatti di dare e avere. |