Rosanna Gusmano, una grande asmarina Nicky Di Paolo, marzo 2011
Lo sgomento che si insinua nell'animo quando si è raggiunti da una dolorosa notizia non ci coglie mai preparati; la pena che ci investe diventa poi ancor più dolorosa se riguarda la scomparsa di un'amica. Devo subito correggermi, Rosanna Gusmano sapeva sempre porsi come qualcosa di più di un'amica. Era un’asmarina come noi, anzi era un’asmarina doc poiché aveva raggiunto livelli professionali ambitissimi nell'ambito della nefrologia medica. Questa specializzazione era un motivo che ci permetteva spesso di incontrarci. Rosanna, fino all’età di venti anni, aveva avuto a che fare con il Corno d'Africa e come per tutti noi, i primi anni della sua vita sono stati ricchi di avventure e di spostamenti: nata in Italia a Casale Monferrato, ci rimase fino al 1937 quando, all’età di nove anni si imbarcò con la madre, destinazione Massaua, allo scopo di ricongiungersi al padre che si era trasferito già da tempo in Africa Orientale in cerca di fortuna. Rosanna e la mamma si soffermarono all'Asmara qualche tempo e poi, quando scoppiò la guerra mondiale, si recarono a Gondar, in Etiopia, per congiungersi al padre che nel frattempo aveva dato vita a un’azienda di trasporti. Gondar , presidiata dalle truppe del generale Nasi, fu quella che resistette più a lungo all’offensiva inglese. Quando anche questa città capitolò, gli italiani vennero evacuati sopra camion da trasporto militari e ricondotti a Asmara. Il padre di Rosanna fu fatto prigioniero dagli inglesi ma ebbe il coraggio di evitare la deportazione, dandosi alla fuga; riuscì a ricongiungersi alla moglie e alla figlia rifugiandosi prima nel bassopiano occidentale e poi di nuovo all’Asmara, appena le acque si calmarono. Finalmente la famiglia Gusmano ebbe un po’ di tranquillità e Rosanna riuscì a portare avanti i suoi studi e conseguire il diploma liceale. Aveva una sola aspirazione, diventare medico dei bambini. Rosanna fu uno dei primi studenti a frequentare la scuola di medicina dell'Asmara, diretta dal famoso professor Giovanni Ferroluzzi, ma già, al secondo anno, dovette trasferirsi in Italia quando il padre decise di rimpatriare. I Gusmano tornarono a Genova , dove la famiglia trovò una sistemazione definitiva. Rosanna iniziò a collezionare successi, prima laureandosi brillantemente in medicina e poi specializzandosi in pediatria. La sua personalità, la sua intelligenza, le sue capacità organizzative, la sua umanità e la sua preparazione culturale la portarono in breve tempo a delle intuizioni fondamentali. È stata la prima in Italia a credere che la nefrologia, a quei tempi in turbinosa evoluzione, dovesse riconoscere ai bambini una particolare specializzazione e tanto fece che diede vita a Reparti, a Scuole di Specializzazione, a Congressi, Riviste e libri di Nefrologia Pediatrica. Il Centro di Nefrologia Pediatrica dell’Ospedale Gaslini di Genova, da lei diretto, divenne presto un punto di riferimento internazionale per le malattie renali dei bambini; naturalmente fu la professoressa Gusmano ad effettuare in Italia le prime dialisi nei piccoli pazienti dando inizio a un lavoro immenso e salvando la vita a centinaia di bimbi che prima erano destinati a morire. Rosanna però non si accontentò dei lusinghieri obiettivi raggiunti, voleva fare molto di più e installò presso il suo Reparto laboratori di ricerca dove presto vennero raggiunti risultati di eccellenza. Poteva ritenersi soddisfatta perché la Nefrologia italiana e quella internazionale le riconoscevano meriti eccezionali e la sua fama si era sparsa per tutto il mondo. A Rosanna tutto ciò poteva essere solo di stimolo a continuare: ingaggiò subito un'altra battaglia affinché si realizzassero i trapianti renali nei bambini onde poterli togliere dai programmi di dialisi. Anche in questo campo ottenne successi, senza però che questi riuscissero ad appagarla. Fondò un'Associazione con lo scopo di raccogliere aiuti per sorreggere i bimbi più poveri e poter dare loro, anche a domicilio, l'assistenza più confortevole. Qua potrei riportare i numeri delle sue pubblicazioni, dei suoi progressi, delle sue lezioni, dei suoi attestati, dei risultati delle sue ricerche, invece desidero dedicare le ultime righe all'amica Rosanna ricordando con piacere quando una decina di anni fa venne a Siena per un congresso; questo era immediatamente seguito da un altro a Rimini. Rosanna, che era venuta da Genova in treno, mi chiese se potevo darle un passaggio. Accettai con piacere; erano delle belle giornate di fine maggio e quando Rosanna si rese conto che la mia vettura era scoperchiabile, pretese di aprire il tetto per potersi godere l'aria delle campagne toscane. Non volle considerare il fatto che ancora non era così caldo da poter viaggiare senza la cappotta; si avvolse intorno al collo una sciarpa bianca, si mise un paio di vistosi occhiali scuri e presto si inebriò di quell’aria ancora frizzante, ma ricca di profumi primaverili. Fu insolitamente ciarliera. Mi parlò della sua vita africana, dei suoi sogni giovanili, delle sue paure, dei suoi ricordi. Del Corno d’Africa le erano rimasti impressi gli odori, i sapori, i colori, i suoni e la dolcezza dei bimbi. Aveva pochi rimpianti, uno solo si affacciava spesso fra i suoi pensieri: non essere riuscita a svolgere la sua professione laggiù in mezzo a quei bimbi che le tendevano le manine per ottenere il loro diritto alla vita. Ciao Rosanna, asmarina geniale, donna dolcissima, medico eccezionale, scienziata straordinaria; i tuoi allievi continueranno a operare secondo i tuoi insegnamenti e gli asmarini, fieri della loro compaesana, porteranno sempre il tuo ricordo nel cuore.
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