http://www.cavalieri-templari.it/Etiopia/Laibeila ed i Templari.htm

Alberto Vascon e Nicky Di Paolo, gennaio 2011

 

Ci scusiamo per il titolo (Laibeila anziché Lalibela), ma non è opera nostra: l'articolo che compare su questa pagina web, di autore non nominato, a prima vista sembra opera nostra (v. http://www.ilcornodafrica.it/st-arca.htm) ma non lo è. Si differenzia per alcuni particolari, l'omissione o cambiamento di alcune parole o frasi, come indica l'esempio seguente, dove in colore bordeaux è riportata la scritta dello sconosciuto articolista, mentre in blu è quella del nostro articolo:

 

Una perfetta croce Templare rinvenuta nella tomba di Calèb ad Axum.

Una perfetta croce di Malta rinvenuta nella tomba di Calèb ad Axum. Questa potrebbe però anche essere la croce greca, simbolo di San Pacomio, comune nelle croci etiopiche

 

 

O anche nell'esempio seguente, dove indichiamo in blu le parti omesse:

 

 

 

 

In questa immagine si vede la prima croce cristiana, introdotta da San Pacomio nel 323. È identica alla croce di Malta

Da "The Ethiopian Cross", W. Korabiewicz 1973

Sembra che Graham Hancock abbia confuso le croci dei monaci etiopici con quelle dei Templari

 

 

 

 

A parte questi piccoli ritocchi, l'articolo è preso pari pari dal nostro, diciamo per circa il 97%.

 

Noi navighiamo a lungo su Internet, la maggior parte delle volte per aggiornarci su particolari argomenti che ci interessano, in altre occasioni girelliamo per la rete solo per puro divertimento. Abbastanza spesso incorriamo in siti dove spudoratamente alberga il plagio in tutte le sue forme espressive. Nell'esempio riportato sopra l'autore non si fa identificare né lascia un indirizzo per poterlo contattare; in compenso sembra non avere il minimo ritegno a pubblicare un capitolo sull'Arca dell'Alleanza ricco di concetti e di illustrazioni dato che anche le foto sono prese da noi (l'a. scrive che le foto sono nostre, ma chi l'ha autorizzato ad usarle?).
Il plagio è senza alcun dubbio uno dei più miseri reati che l'uomo civile può compiere: viene infatti trafugata la personalità, le capacità intellettive, la espressività e la creatività di chi viene derubato; nel contempo denota una mancanza di idee o di conoscenze da parte di chi lo pratica. Questi misfatti non hanno attenuanti né dovrebbero restare impuniti. Ben venga una legge come quella vigente negli Stati Uniti dove il plagio viene punito severamente.

Incuriositi, ed anche un po' seccati da questo comportamento, siamo andati a leggere anche gli altri articoli contenuti nel sito. Come al solito segnaliamo alcune inesattezze che abbiamo notato:


Il "Kebra Nagast"

 

L’argomento ci porterebbe molto lontano ed al momento occorre limitarsi al racconto del Kebra Nagast nel quale si narra della storia d’amore fra re Salomone e la regina di Saba; da tale unione sarebbe nato un figlio, Menelik, che intorno al 970 a . C. avrebbe sottratto l’Arca dell’Alleanza dal Tempio nel quale era custodita e l’avrebbe portata fuori d’Israele in Egitto per poi, seguendo il Nilo ed il suo affluente Tacazzè, arrivare al lago Tana, sulla sponda meridionale, e lì, a Tana Kirkos, scegliere di custodire il prezioso oggetto fino a quando il re Erzena lo trasporterà ad Axum. Questa in sintesi la peregrinazione dell’Arca dell’Alleanza.

 

È evidente che il nostro sconosciuto articolista non ha letto il Kebra Neghèst, dove non è affatto scritto che l'Arca fu portata a Tana Qirqòs. Né ci sembra abbia una profonda conoscenza dei re di Aksum (o quantomeno non abbia controllato il suo scritto), dato che il re più famoso di Aksum è Ezana e non Erzena.

 

Il portico settentrionale di Chartres, come la cripta, furono costruiti nei primi decenni del 1200, lo stesso secolo in cui in Etiopia era stato scritto il Kebra Nagast che narrava la storia della regina di Saba, di Salomone, di Menelik e del furto dell’Arca dell’Alleanza.

 

Il Kebra Neghèst è del XIV sec. (Cerulli 1965).

 

La Gerusalemme nera, di VDC

 

Qui almeno conosciamo l'autore.

 

Lalibela tornò in patria nel 1185, scacciò l'usurpatore e come ex voto fece scavare nella roccia undici chiese monolitiche dalla pianta a forma di croce templare, collegato da un labirinto di cunicoli, dichiarate oggi dall'uNESCO patrimonio artistico dell'umanità.

 

A Lalibelà vi sono cinque chiese monolitiche, due semimonolitiche e quattro ipogee. Nessuna delle chiese di Lalibelà è a pianta di croce, esclusa quella di S. Giorgio che è a forma di croce greca:

 

Chiesa di S. Giorgio

 

Lalibela era un "miracolo africano": Il re fece scavare montagne, traforare colline, fece separare i versanti di una montagna per far passare un fiume che chiamò Giordano.

 

Non fece separare i versanti di una montagna, ecco il Giordano:

 

Il Giordano

 

Nelle chiese etiopiche esistevano altri testi esseni in lingua locale, l'aramaico, come il "Libro dei Giubilei", "L'Ascensione di Isaia" e testi gnostici quali "L'Apocalisse di Maria" o il "Libro dei Misteri del Cielo e della Terra" ispiratori di un' eresia che negava il culto della Croce.

 

L'aramaico sarebbe la lingua locale etiopica?

 

Dalla lettura dei vari articoli del sito appare che l'a. sostenga la tesi che i Templari siano stati in Etiopia, come sostenuto da Graham Hancock. Noi consideriamo Hancock un contastorie, e di lui abbiamo scritto ampiamente alla pagina http://www.ilcornodafrica.it/rdc-03hancock.htm della rubrica di critica. Qui riportiamo solamente, giusto per ricordare, il giudizio che ne dà Garrett Fagan, professore di storia antica alla Pennsylvania State University:

 

D: Hai mangiato quell’ultimo pezzo di torta al cioccolato?

R: No.

D: Ma ci sono briciole sui tuoi pantaloni e segni di cioccolato sulle tue labbra. Sembra che la torta tu l’abbia mangiata.

R: Forse. Ma qualcun altro potrebbe aver mangiato la torta e poi sporcato le mie labbra e lasciato le briciole sui miei pantaloni.

D: Hai qualche prova di quello che dici?

R: No. Ma è una possibilità.

D: OK, ma perché non ti sei opposto a quello che ti stava facendo quell’altro?

Q: Forse non lo potevo fare.

D: Mi puoi dimostrare che non lo potevi fare?

R. No. Ma è una possibilità.

 

Il quale conclude: With such a mode of argument, are we in the world of reason or a Monty Python sketch? Traduz. Con questo tipo di argomentazione, stiamo usando la  ragione o siamo nel mondo di Monty Python?

 

Noi non vogliamo entrare in discussione con l'a. sul fatto che i Templari siano stati o non siano stati in Etiopia, sarebbe una perdita di tempo. una lotta contro i mulini a vento. Ci consola il fatto che Malcom Barber nel suo libro La storia dei templari non ne parla e neanche ne parla quel grande studioso di cose etiopiche che è stato Carlo Conti Rossini. 

 

 

 

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