I Francesi a Obock

Giorgio Barani, luglio 2005

 

Nel 1859 era vice console di Francia ad Aden Henri Lambert; vecchio marinaio ed ardente patriota che ricopriva l’incarico già da parecchi anni ed era fratello di Joseph Lambert duca d’Ermyne, il quale nello stesso periodo si prodigava, grazie alla sua amicizia con il re Rhadama, per aprire il Madagascar all’influenza francese.

Visto il sospetto che la Gran Bretagna nutriva nei confronti di qualsiasi altra nazione che potesse ostacolarla nei suoi commerci, si può ben immaginare in che situazione potesse trovarsi Henri Lambert, e a quale sorda ostilità fosse esposto, lui vice console francese a casa degli inglesi.

Ancor prima che il primo colpo di piccone desse inizio ai lavori per la costruzione del canale di Suez, la Gran Bretagna già dal 1839 era padrona di Aden, all’estremità dell’Arabia Saudita, ed aveva occupato e fortificato l’isola di Perim sita all’uscita del Mar Rosso, per avere il dominio assoluto della rotta delle Indie.

Lambert, consapevole della nuova situazione geopolitica che si andava delineando, sognava di assicurare anche alla Francia il possesso di una base che potesse garantirne per il futuro gli interessi marittimi, la sicurezza e l’indipendenza; riprendendo un tentativo già iniziato alcuni anni prima da Rochet d’Héricourt, il quale nel 1838 partendo da Tagiura e costeggiando il lago Assal, nell’attuale Repubblica di Gibuti, giunse nell’Aussa e poi nello Scioa, presso il re Sahle Sellasie, col quale stipulò un accordo politico commerciale che si rivelò in seguito più teorico che pratico.

Le sue ricerche lo indirizzarono verso l’Africa, precisamente verso una zona a qualche miglio di distanza da Perim; dal 1856 si prodigò intensamente  per acquistare, a nome del governo francese, una parte di questo litorale.

La sua scelta, caduta sul porto di Obock, si rivelò opportuna  quando i capi indigeni della costa accettarono le sue proposte. Vi fu un accordo verbale il quale preludeva ad un contratto formale che sembrava, a dispetto degli intrighi britannici, assai prossimo alla conclusione.

Obock è sita all’ingresso del golfo di Tagiura, il quale non è altro che il prolungamento verso l’Africa del golfo di Aden; all’imbocco ha una lunghezza di quaranta miglia ed appena settanta metri di profondità; Zeila e Berbera sono i porti principali assieme a Tagiura che ha dato il nome al golfo.

Da qui partivano tutte le carovane per raggiungere il regno dello Scioa, tanto decantato per le sue ricchezze. Lambert doveva solo formalizzare il suo acquisto ed un sambuco doveva trasportarlo sulla costa africana per l’accordo definitivo; il rais locale lo andò a prendere ad Aden e a notte fonda iniziarono la traversata.

Il viaggio doveva durare quarantotto ore al massimo, ma nascondeva un’insidia: una volta giunti al largo, infatti, Henri Lambert fu assassinato.

Gli interrogativi su chi potesse essere stato l’autore del delitto e chi ne fossero gli ispiratori si dissolsero ben presto quando furono trovati i colpevoli con addosso delle ghinee inglesi.

La Francia colpita incaricò il capitano di vascello Fleuriot de Langle, comandante a Bourbon di una stazione navale delle Indie, di svolgere un’inchiesta rigorosa atta a smascherare i mandanti. Ben presto la Cordelière, della quale era il comandante, apparve nel golfo di Aden e visitò tutta la costa da Tagiura a Zeila. I colpevoli furono identificati e portati in catene a bordo della fregata francese; il rais, che era il principale responsabile, implorò pietà dicendosi disponibile ad abbracciare la religione cristiana pur di aver salva la vita. Ma misteriosamente, quando la Cordelière era in rada ad Aden, il rais morì; non si poté accusare ufficialmente la Gran Bretagna di aver messo a tacere un pericoloso testimone,  ma i sospetti furono e restano tanti.

Il comandante Fleuriot de Langle, messo al corrente dei piani di Lambert, durante il soggiorno nella baia di Tagiura riallacciò con i capi dancali locali i rapporti, interrotti dopo la morte del console, esplorò il litorale, rilevò le anse, gli ormeggi e mise le basi per la futura acquisizione di Obock.

Questa piccola rada naturale con alte falesie madreporiche era frequentata e conosciuta da lunga data dal piccolo cabotaggio indigeno che trovava sul posto acqua, legname ed un sicuro rifugio in caso di burrasca.

La scelta di Obock non poteva essere migliore: infatti Fleuriot de Langle ratificò i trattati con i capi locali e portò a Parigi le bozze degli accordi i quali assicurarono in seguito alla Francia il definitivo possesso del porto africano, dietro pagamento ai capi dancali della somma di diecimila talleri.

Era l’anno 1860: il prossimo taglio dell’istmo di Suez avrebbe rivoluzionato il mondo e la Francia rischiava di essere tagliata fuori dalla nuova rotta delle Indie.

Prima di lasciare Aden, il comandante Fleuriot de Langle incontrò un altro ufficiale superiore della marina francese, il capitano di fregata Russel, anche lui di ritorno da un’analoga missione in Abissinia.

Per meglio comprendere la missione del comandante Russel, occorre ricordare che nel 1858 un gruppo di rappresentanti di Negussiè, re del Tigrai, si recò in ambasceria in Francia per offrirle un porto sul Mar Rosso. La missione era sia religiosa che politica ed era composta dal cugino di Negussiè, Ligg Takaia, da Abba Emmatu e dal segretario francese Lepre de Lapereuse. Quest’ultimo era latore di un lungo e dettagliato esposto di mons. De Jacobis a Napoleone III sulla situazione dell’Etiopia e sugli scopi della missione.

La memoria concludeva insistendo perché Negussiè fosse riconosciuto come legittimo sovrano di tutta l’Abissinia al posto di Teodoro.

La prima tappa fu Roma, dove si prostrarono ai piedi del successore di Pietro, poi Parigi, alla corte di Napoleone III, mentre in nome dell’ortodossia religiosa Londra fu esclusa.

Fu consegnato ai delegati abissini un buon quantitativo di armi, come dimostrazione del concreto appoggio della Francia a Negussiè, ma sulla via del ritorno a Gedda, via Civitavecchia e Suez,  la nave fece naufragio sulle scogliere del Sinai. Il cugino di Negussiè Ligg Takaia cercò di far ritorno a piedi in Egitto, ma morì di sete; gli altri membri della delegazione riuscirono a raggiungere Suez, dove furono nuovamente imbarcati dal console francese.

Non è da escludere del tutto il sospetto che il disastro fosse stato provocato da chi aveva interesse ad impedire che le armi giungessero a destinazione, cioè la Gran Bretagna che allora appoggiava Teodoro.

Nell’offrire alla Francia la baia di Adulis Negussiè intendeva far rivivere in quei luoghi gli antichi splendori e trovare un potente alleato contro i suoi nemici interni.  Giovane audace e valoroso, Negussiè era figlio di Uoldemicaèl, che era stato governatore del distretto tigrino dell’Avergallè a sud del Tembien  tra il Gheoà e il Tacazzè e nipote di Ubiè. Aveva più di un avversario, il più temibile dei quali era Teodoro (che poi morì suicida dopo la sconfitta contro l’armata inglese comandata dal gen. Napier) ora appoggiato e finanziato segretamente dalla Gran Bretagna.

Il Principe si era distinto fin dalla prima fanciullezza combattendo con coraggio accanto al padre tanto da imprimere  alla guerriglia contro i partigiani di Teodoro un carattere più deciso. Liberato il Tigrai, il giovane ribelle varcò alla testa degli insorti il Tacazzè e penetrò nel Semièn, antico feudo della sua famiglia, dove trovò aiuti e connivenza.

Approfittando delle scarse forze di Hailù Maracciò, devoto partigiano di Teodoro, lo affrontò in battaglia e lo vinse. Così il Semièn, la roccaforte naturale dell’Etiopia, cadde in mano di Negussiè, che ne fece la base della sua nuova potenza.

Questo periodo, che va dal 1784 al 1861, anno della sconfitta di Negussiè da parte di Teodoro, viene anche chiamato era dei principi: ben quattordici imperatori si succedettero sul trono di Abissinia!  Vennero anche chiamati Imperatori Ombra, perché in effetti regnavano ma non governavano: l’autorità effettiva di ogni reame era in mano ai singoli ras.

Fu proprio in seguito all’ambasceria abissina a Parigi che nel mese di ottobre del 1859 la Francia decise di inviare in avanscoperta sul posto il comandante Russel. Il suo incarico era di esaminare le proposte del sovrano abissino, mettersi in contatto con lui e trovare un eventuale accordo.

La sua missione non doveva essere rivestita del crisma dell’ufficialità, anzi doveva essere segretissima e camuffata sotto altri scopi, ma la Gran Bretagna ne venne ugualmente a conoscenza e non tardò a lanciare sulle sue tracce i suoi agenti segreti per cercare di scoprire i veri obiettivi della spedizione.

Poco tempo dopo che Henri  Lambert fu sgozzato nella baia di Tagiura, due navi da guerra britanniche, la Lady Canning e l’Auckland, lasciarono il porto di Aden e si lanciarono all’inseguimento della Yemen, la modesta nave da carico con la quale il comandante Russel cercava di nascondere gli scopi reali della missione e che proprio in quel momento stava attraccando nella baia di Adulis.

Gli inglesi registravano ogni movimento della nave francese,  controllavano ogni cala ed ogni ancoraggio, spiavano i rilievi eseguiti, interrogavano a loro volta gli indigeni già interrogati dai francesi. A dimostrazione della cautela che la Francia adottò in questa operazione per non urtare apertamente le gelosie imperiali britanniche, riporto le istruzioni che il conte di Chasseloup-Laubat, ministro d’Algeria e delle colonie, fece pervenire al comandante Russel il 13 ottobre 1859:

Dovrete aver cura di evitare ogni atto ed ogni iniziativa che possa coinvolgere in qualche modo il governo francese, il quale deve sempre restare padrone delle sue scelte.

Per assicurare il successo della vostra esplorazione è indispensabile che essa conservi il carattere di un viaggio al di fuori di ogni crisma di ufficialità.

Solo in caso di assoluta necessità potrete contattare i nostri agenti consolari, i quali saranno i soli che potranno avere rapporti con voi, ed informarli dello scopo finale della missione che vi è stata proposta e del ruolo che vi è stato assegnato.

In generale durante le vostre operazioni dovrete operare il più celermente possibile, onde evitare sospetti sul vostro lavoro.

Tutto ciò mi ha portato a trattare con MM. Pastré frères di Marsiglia per noleggiare la loro nave Yemen per tutto il periodo del vostro soggiorno nel Mar Rosso.

Nonostante tutti questi accorgimenti la Gran Bretagna, grazie ad un apparato spionistico eccezionale, era a perfetta conoscenza delle intenzioni del comandante Russel e cercò di boicottare con ogni mezzo la missione. All’epoca, in quei luoghi  era in atto una vera guerra di spie.

In Francia l’opposizione accusò il Governo, nella persona del Ministro degli Esteri conte Walewsky, di debolezza e di pavidità nei confronti dell’Inghilterra, sostenendo che non vi era nulla da nascondere: la Francia aveva anch’essa il diritto di installarsi sul Mar Rosso. Bisognava andare e basta.

Il comandante Russel portò ugualmente a termine con successo la  missione e consegnò alla Patria un trattato in piena regola, completo di sigillo reale, nel quale si assegnava alla Francia la sovranità sul territorio della baia di Adulis e sulla piccola isola di Dissei, che si trova al suo ingresso. In considerazione della particolare situazione di guerra civile in Abissinia, si può ben comprendere quanto potesse valere un tale accordo, che in tutti i modi era pur sempre un trattato.

La baia di Adulis, allora quasi deserta ed ignorata, fu un tempo teatro di movimenti considerevoli. Già gli antichi vi avevano fondato una città; durante il periodo dei Tolomei il porto di Adulis, il cui nome venne dagli inglesi mutato in Annesley-Bay, era il più frequentato della regione.

Acque profonde, ancoraggi facili: questi erano i vantaggi del porto; inoltre proprio da lì partiva la strada più diretta per l’acrocoro abissino.

Alla fine la Francia, dopo la sconfitta di Negussiè da parte di Teodoro con conseguente rappresaglia e stragi dei suoi seguaci, avendo puntato sul cavallo perdente nel tentativo di stabilire la propria influenza nel Tigrai, si vide costretta a ridimensionare le sue ambizioni  accontentandosi di Obock. Ora i cannoni britannici dell’isola di Perim ed Aden non erano più così tanto lontani. Questa scelta fu ufficializzata solo l’11 marzo 1862 da Thouvenel, allora Ministro degli Affari Esteri. All’inizio Obock fu usata  come deposito di carbone e si dimostrò utile durante i fatti del Tonchino e la guerra in Cina (1883-1885).

Dopo averla trascurata, e neanche effettivamente occupata, per oltre un ventennio, la Francia si ricordò di Obock solo dopo che la Gran Bretagna ebbe stabilito nel 1884 il suo protettorato sulla futura Somalia Britannica e l’Italia si fu affacciata stabilmente, tra il 1882 e il 1885, su quelle terre del Mar Rosso che avrebbero costituito la base di partenza per la futura Eritrea.

Per questa ragione nel 1884 la Francia inviò a Obock il visconte Léonce Lagarde, il quale firmò trattati di amicizia con gli abitanti del nord e del sud del golfo di Tagiura.

Successivamente fu fondata la città di Gibuti che soppiantò il porto di Obock e nel 1897 iniziarono i lavori per la costruzione della ferrovia Gibuti-Addis Abeba via Dire-Daua.

La nuova colonia fu chiamata Côte française des Somalis et Dépendances. Nel 1967, a seguito di un referendum, il paese fu chiamato Territoire français des Afars et des Issas. Il 27 giugno 1977 fu proclamata l’indipendenza dell’ex colonia francese che prese il nome di République de Djibouti.  

 

Bibliografia

Denis De Rivoyre, Les Français à Obock, Parigi, Alcide Picard et Kaan Editeurs, fine 800.

Luca Dei Sabelli, Storia di Abissinia, Roma, Edizioni Roma, 4 tomi, 1936/38

Angelo Umiltà, Gli italiani in Africa.Con appendici monografiche su esploratori e personaggi che calcarono il suolo africano dal 1800 al 1943. A cura di Giorgio Barani e Manlio Bonati, Reggio Emilia, T&M Editori, 2004.

 

Copertina del libro Les Français à Obock

Frontespizio del libro Les Français à Obock

Carta geografica del Mar Rosso e del Golfo di Aden

Carte geografiche dal libro di Denis de Rivoyre

La spiaggia di Obock (disegno da fotografia d'epoca)

Le cisterne di Aden dal libro di de Rivoyre

Porto di Tagiura

Tagiura

Il golfo di Tagiura

Lago Assal

Lago Abbe

La moschea di Gibuti vista dalla piazza del mercato già Place Rimbaud

Visione notturna del porto di Gibuti

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