Vittorio Bottego a fumetti

Manlio Bonati, 10-9-05

 

Più volte i fumetti si sono occupati delle avventure degli esploratori africani. In questa sede tratterò di quelle pubblicazioni che si sono interessate a Vittorio Bottego, nato a Parma il 29 luglio 1860.

Negli anni trenta i nostri esploratori ebbero un periodo di grande splendore: furono considerati i precursori delle vittorie coloniali mussoliniane, conquiste che inorgoglivano il prestigio internazionale dell’Italia che proprio in Africa, a Adua nel 1896, aveva subito una grave sconfitta militare. In questo clima di euforia africana il 30 maggio 1937 veniva esposto nelle edicole il primo numero di Pinocchio, settimanale edito dalla S.A.E.V. di Milano, che ospitava in bianco e nero le vicende de La carovana degli eroi, primo fumetto dedicato a Bottego. L’autore sia del testo sia dei disegni era M. Avenali che settimana dopo settimana raccontava a puntate la seconda spedizione dell’esploratore parmigiano, ma invece di seguire le reali avventure di Bottego, di Lamberto Vannutelli, di Carlo Citerni, di Maurizio Sacchi e di Ugo Ferrandi, preferì dare sfogo alla propria fantasia, senza preoccuparsi di falsare la realtà storica, né tanto meno di documentarsi per dare una visione etnografica fedele delle diverse popolazioni con cui gli italiani venivano a contatto. Tutte cose che con una certa facilità avrebbe potuto invece fa­re se avesse voluto procurarsi L’Omo di Vannutelli e Citerni, volume ricca­mente illustrato edito da Hoepli nel 1899. Invece, seguendo gli sviluppi del soggetto, arriviamo all’assurdo di vedere gli esploratori che non reagiscono all’attacco dei guerrieri Jambò che circondano la carovana. Il disegnatore Ave (così si firmava in ogni tavola) scrive: “non c’è nulla da fare: rassegnatosi Bottego ordina di disarmarsi e di seguire senza lotta la tribù negra”. Molto evidentemente l’autore non aveva compreso il carattere di Bottego che mai si sarebbe arreso al nemico, addirittura poi senza sparare un sol colpo di fucile! Va da sé che con la medesima ingenuità con cui i Nostri sono caduti nelle grinfie degli Jambò, si liberano con l’aiuto del fedele Alì, unico ascaro sfuggito all’agguato. Il buffo è che i componenti della carovana nella ventiduesima puntata fuggono disarmati da una capanna, mentre nella set­timana successiva sono di nuovo armati di tutto punto con tanto di bagaglio. Non si comprende come abbiano potuto impadronirsi nuovamente dei loro averi! Altra stranezza dell’Avenali è quella di porre il massacro della colonna condotta da Sacchi dopo essere transitata da Lugh, la città somala che domina le tre strade fluviali del Ganana, del Daua e dell’Ueb, ed avervi salutato Ferrandi, lasciato in precedenza a presidiare quest’importante emporio commerciale. E’ sufficiente osservare una cartina dell’Africa Orientale per accorgersi che dalle rive del lago Margherita, dove morì effettivamente l’e­sploratore, e Lugh ci sono in linea d’aria circa cinquecento chilometri di distanza. Ovviamente Sacchi non poté raggiungere il villaggio difeso da Ferrandi.

L'inizio del Bottego disegnato da Avenali

Lugh (Somalia) 1895. I componenti della seconda spedizione Bottego, fotografia con autografo di Carlo Citerni. Seduti Vannutelli, Bottego e Ferrandi. In piedi Citerni e Sacchi.

L'Omo di Lamberto Vannutelli e Carlo Citerni, Hoepli 1899

Sarebbe stato senza dubbio curioso leggere la ricostruzione dell’ultimo combattimento di Bottego, dove perse la vita, come lo visualizzava l’impreciso Avenali, ma la cessazione del periodico, avvenuta con il n° 32 del 2 gennaio 1938, lasciò interrotta la storia con buona pace dei suoi pochi lettori. Comunque, se dal punto di vista prettamente storico questo Bottego è deficitario, anche fumettisticamente parlando l’Avenali non centrò il segno. In primo luogo l’autore preferì usare le didascalie al posto delle più consone nuvolette di fumo da dove esce il dialogo dei personaggi. Questa mancanza è di norma un notevole handicap per i fumetti, specialmente per quelli di genere avventuroso come appunto questo, in quanto le fitte didascalie descrittive smorzano l’azione del disegno rendendolo statico a tutto danno della plasticità della pagina. In pratica le singole vignette diventano delle illustrazioni slegate l’una dall’altra, per di più appesantite dal te­sto sottostante. Non solo, il disegnatore non riuscì mai a caratterizzare fisicamente i personaggi: lo stesso Bottego non s’identifica con facilità quando gli sono vicini gli altri esploratori. Avenali possedeva un tratto grossolano carico di nero, con cui cercava di coprire l’assoluta mancanza di profondità grafica.

Sempre nel 1937 la Casa Editrice Sonzogno mise in vendita la nuova serie settimanale del Giornale dei Viaggi e delle Avventure (la testata originaria Giornale illustrato dei viaggi di terra e di mare fu creata da Edoardo Sonzogno nel 1878) con storie in gran parte a fumetti (anche qui piuttosto che la nuvoletta nel periodico vigeva la didascalia sotto la vignetta). Dal n° 28 anno 53° dell’11 luglio al n° 37 del 12 settembre 1937 si sviluppò in dieci puntate la breve biografia illustrata dell’esploratore nativo di Parma. Domenico Natoli era l’autore dei bellissimi disegni, ai quali spettava la prima pagina a colori, de L’eroico pioniere. La vita e le imprese di Vittorio Bottego. All’interno del giornale, sempre a puntate, Giovanni Vitali e Max David ripetevano in prosa le sue gesta ne L’eroico pioniere. Per la cronaca questi stessi tre autori, che rispettavano la verità dei fatti basando i lori lavori su documenti e pubblicazioni storiche, avevano già scritto in tandem sul personaggio per la bella collana Le grandi Esplorazioni per terra e per mare, anch’essa dell’editore milanese Sonzogno, il cui primo numero del 1933 si intitolava Gesta italiche in Somalia (seconda spedizione Bottego 1895-1897). In questa sede il Natoli aveva curato l’accattivante copertina a colori ed alcune illustrazioni interne in bianco e nero.          

Copertina disegnata da Natoli con raffigurato Vittorio Bottego

Nel 1939 si deve alla scrittrice Pina Bellario Vittorio Bottego una vita che pare un romanzo, pubblicato per diciannove puntate nel settimanale L’Audace (dal n° 265 al 283) nel breve periodo che fu di proprietà dell’A.P.I. (A. Mondadori) di Milano. In effetti non si tratta di un fumetto, bensì di un lungo racconto biografico che disponeva, come corollario della prosa della Bellario, d’illustrazioni dovute a Giovanni Scolari, il famoso disegnatore del fumetto Saturno contro la Terra (testi di Cesare Zavattini e Federico Pedrocchi), che per ogni puntata illustrava quattro vignette di ottima fattura. La sua Africa, che ricorda quella degli illustratori dei viaggi del secolo scorso, attirava l’attenzione dei giovani.

La Bellario per la narrazione si ispirò al libro di Aroldo Lavagetto La vita eroica del capitano Bottego, edito nel 1934 dallo stesso Mondadori. Nonostante avesse a disposizione un buon testo per documentarsi, diede mano libera alla propria intuizione per raccontare episodi presumibilmente accaduti al Bottego bambino e giovanotto, periodi quasi del tutto sconosciuti dai biografi dell’epoca. Se la fervida fantasia sopperiva a deficienze conoscitive, di contro le mancava una pur minima cultura sulle nostre vicende africane che le faceva scrivere madornali inesattezze. Al colmo della sfortuna, si appropriò di una grave svista dello stesso Lavagetto, che fu il primo di una lunga serie di scrittori a chiamare il Vannu­telli Luigi anziché Lamberto, suo nome di battesimo. Il tragico è che dal lontano 1934 il nome Luigi sta sempre più prendendo piede (vedi Epoca e Storia Illustrata sempre di Mon­dadori, il libro di Luigi Vannutelli e Carlo Citerni Esploratori alla ricerca delle sorgenti del fiume Omo - si tratta di una parziale ristampa de L’Orno – edito da Edizioni Sugarco nel 1987, ecc.) rispetto a quello originale!

 

Nel 1942 un altro editore, il fiorentino Giuseppe Nerbini, commissionò il personaggio Bottego al prolifico disegnatore Guido Fantoni. Questa volta si trattava della riduzione a fumetti del diario della prima spedizione africana, quella del Giuba, per il settimanale L’Avventuroso (dal n° 416 al 441 e i numeri monografici 435 e 439). Fantoni, autore sia del testo sia dei disegni, svolse dignitosamente il suo compito, aiutato peraltro dallo stesso protagonista che doveva disegnare: infatti Bottego aveva pubblicato nel 1895 la relazione del suo viaggio in un bellissimo volume intitolato Il Giuba esplorato, adorno di illustrazioni più volte ricopia­te da Fantoni. Iniziavano così le puntate de Sui sentieri del Giuba che replicavano abbastanza fedelmente, anche qui in forma didasca­lica, gli appunti ed i pensieri del tenace esploratore. Mancavano anche in questo fumetto le nuvolette abolite dal MINCULPOP verso la fine del 1941: il Ministero della Cultura Popolare, paladino intransigente dell’autarchia, aveva messo all’indice quel genere di dialogo tipicamente statunitense. Il buon Fantoni non si impressionò per queste restrizioni del regime e cercò di fare del suo meglio.

Particolare di una puntata del Bottego disegnato da Fantoni

 

Unico connazionale che Bottego accolse nella spedizione fu il collega capitano d’artiglieria Matteo Grixoni. Nel fumetto, come del resto nel libro Il Giuba esplorato, i due viaggiatori sono grandi amici accomunati dal desiderio di scoprire le sorgenti del misterioso fiume. La realtà invece fu ben diversa, tanto da raggiungere dei toni di elevata drammaticità. Ma di questo Fantoni con molta probabilità non ne era a conoscenza o per lo meno era preferibile, per quei tempi, sorvolare sul dissidio Grixoni/Bottego in una pubblicazione dedicata alla gioventù fascista, abituata a leggere unicamente episodi di virtù ed eroismo italico. Sta di fatto che nel n° 439 de L’Avventuroso troviamo Bottego che, la mat­tina del 15 febbraio 1893, abbraccia fraternamente il compagno augurandogli un buon ritorno in patria con il materiale etnografìco e scientifico raccolto sino a quel momento. L’unico dato reale sul distacco della colonna Grixoni è solamente la data! Infatti nelle prime ore di quel fatidico giorno Grixoni diserta l’accampamento con uomini e materiale, lasciando il capo della spedizione gravemente ammalato di febbre, la micidiale nemica degli esploratori africani. Bottego al suo rientro in Italia non rivelò pubblicamente questa defezione per compiacere il Consiglio della Società Geografica Italiana, che aveva organizzato il viaggio, timoroso di macchiare con uno scandalo il felice esito della straordinaria spedizione. In pratica l’esploratore parmigiano nel libro ha scritto quanto poi ha riportato Fantoni nel fumetto.

 Purtroppo nelle pagine del periodico nerbiniano la sua avventura termina qui. Nerbini vendette la prestigiosa testata a Mondadori. Questi non si preoccupò di continuare il racconto africano, che rimase incompleto. Il Bottego di Fantoni ebbe, però, un’altra edizione: quattro giornalini della Collana Albi Grandi Avventure, pubblicati sempre per i tipi di Nerbini, nel 1942/43 lo ristampano con i titoli Sui sentieri del Giuba, Fiamme sull’Uelmal, Nel paese degli Arsi-Sidama e Sull’alto Daua. Quest’ultimo albo è un inedito che prosegue la storia interrotta nel settimanale.

L’editore Gioggi di Roma verso la metà degli anni ‘50 fece distribuire nelle edicole l’albo tascabile di trentadue pagine in bianco e nero L’eroe del Giuba (serie I grandi esploratori 3) con il testo di Massimo Liorni e i disegni, dallo stile incerto che denota un lavoro fatto in fretta e furia di V. Canevari. Per la prima ed unica volta qui Bottego dispone delle nuvo­lette (esistono, poi, altre due ristampe con alcune differenze grafiche ri­spetto alla prima edizione). A dispetto del titolo questa "storia di ardente patriottismo e di sublime sacrificio" non è ambientata durante la spedizioni al Giuba, bensì quando Bottego trova la foce del fiume Omo.

Copertina del Bottego disegnato da Canevari

Sin dalla prima pagina si nota l’assoluta mancanza di documentazione del Liorni (del resto nel nostro paese fino a trentacinque anni fa era difficile che gli autori si documentassero a dovere, preferendo lavorare di fantasia, ma a volte questa era molto scarsa, a tutto discapito degli avvenimenti realmente accaduti), che inizia l’episodio fornendo nella didascalia notizie errate: “Quel lontano giorno dell’agosto 1897 l’italiano Bottego, che aveva raggiunto l’Africa con alcuni compagni per una importante spedizione esplorativa, aveva fatto accampamento sull’altopiano di Berbera”. Intanto Bottego nel 1897 era già morto dal marzo e Berbera, città della Somalia Britannica il cui porto guarda il golfo di Aden, fu la tappa iniziale del primo viaggio. Ci voleva tanto poco per non cadere in questi grossolani errori! Praticamente tutto l’albo è un’inesattezza dietro l’altra. Cito sol­tanto alcuni strafalcioni: un fantomatico “dottor Gerbi” ha preso il posto del dott. Sacchi; gli uomini che Bottego comanda sono soldati italiani, perciò dei bianchi, invece, come di consueto, disponeva di truppe di colore; il capitano viene ucciso mentre sventola la bandiera tricolore, colpito da una lancia, anziché ricevere due precisi colpi di fucile ad un tempo al petto ed alla tempia sinistra (la fine di Bottego nel fumetto ricorda molto la conclusione del film del 1941 La storia del generale Custer del regista Raoul Walsh con il relativo massacro del Cavalleria nei pressi del Little Big Horn (1876) e con Errol Flynn [Custer] impavido accanto all’asta della bandiera).

Nella didascalia di pagina 32 si legge: “Ormai tutti gli italiani erano morti. E mentre i Galla si allontanavano con urla selvagge, sventolante e gloriosa, benché sporca e lacera, una bandiera restava a testimoniare l’ardimento degli uomini dell’eroe del Giuba”. Qui le inesattezze sono due: la prima è che, fortunatamente, ci furono dei superstiti all’eccidio e precisamen­te il Citerni e il Vannutelli, la ragazza nera Batùla e alcuni ascari; la seconda è ancor più macroscopica: il soggettista fa avvenire la strage nel momento in cui la spedizione trova la foce dell’Omo. Invece la Storia inse­gna che l’epilogo della seconda spedizione avvenne durante il lungo viaggio di ritorno, perciò tempo dopo la conquista geografica e precisamente sul colle Daga Roba, sito nei pressi di Ghidami, il 17 marzo 1897. Gli assalitori, dei Galla, eseguivano gli ordini dell’imperatore Menelik, il re dei re dell’Abissinia.

In ordine cronologico l’ultimo fumetto con Bottego protagonista risale al 1960, anno centenario della nascita dell’eroe (ricordato, tra l’altro, da un bel francobollo da lire 30). Il n° 26 del settimanale Lo Scolaro, edito dall’A.G.I.S. di Genova, ospitava una copertina commemorativa dedicata a Bottego, mentre a pagina 403, la prima delle nove tavole didascaliche (in questo giornalino nessun fumetto era provvisto di nuvolette) con cui sì snoda il cineromanzo, inizia la parziale biografia a fumetti intitolata Vittorio Bottego con una suggestiva immagine del monumento di bronzo, opera di Ettore Ximenes, che la città di Parma eresse nel 1907 al celebre esploratore. Il testo di Ezio Borghesi, pur nei limiti di eccessiva brevità del cineromanzo, che termina con il n° 34, era scorrevole ed attendibile, frutto sia di fantasia sia di stralcio di letture sul personaggio. I disegni a mezza tinta sono sempre piacevoli. L’autore era Renzo Restani, disegnatore dal tratto realistico con delle sfumature classiche, particolarmente felice nell’illustrare la battaglia avvenuta il 21 marzo 1893 tra la carovana ed i guerrieri Galla, quando “Bottego, con freddezza e autorità, mantenne l’ordine tra i suoi e li fece schierare in quadrato”. Con un assalto alla baionetta, di garibaldina memoria, i guerrieri vengono sba­ragliati e “la battaglia era vinta ma l’esplorazione poteva dirsi finita”. Dopo altre avventure l’ufficiale mette piede a Brava e poi in Italia. “Ma - scrive il Borghesi come conclusione - il capitano Bottego mal s’adattava alla monotona vita del cittadino benestante. Aveva condotto con sé Mahàmmed che si trovava bene in famiglia. Però il “mal d’Africa” alimentava la nostalgia dell’esploratore per le lande deserte, per le terre inaccessibili, le belve, i selvaggi. Non volendo addolorare i vecchi genitori si contentava di preparare nella sua mente quella che doveva essere la seconda avventura, gloriosa e tragica”.

Lo Scolaro ristampò Vittorio Bottego nel 1969.

Le prime vignette del Bottego disegnato da Restani
 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Manlio Bonati, “La figura e le imprese di Vittorio Bottego nei fumetti e nelle biografie per ragazzi”, in Miscellanea di storia delle esplorazioni, volume XV, Bozzi Editore, Genova, 1990, pp. 273/294;

Manlio Bonati, “Vittorio Bottego, un ambizioso eroe in Africa”, Silva Editore, Parma, 1997;

Manlio Bonati, “Vittorio Bottego. Ricordi e lettere”, in Aurea Parma, Parma, fascicolo 1, gennaio-aprile 1999, pp. 91-130;

Silvio Campioni, “I Giam Giam. Sulle orme di Vittorio Bottego”, Casa Editrice Luigi Battei, Parma, 1960;

Rinaldo De Benedetti, “Vittorio Bottego e l’esplorazione del Giuba”, Paravia, Torino, 1931;

Rinaldo De Benedetti, “Vittorio Bottego e l’esplorazione dell’Omo”, Paravia, Torino, 1933;

Aroldo Lavagetto, “La vita eroica del capitano Bottego (1893-1897)”, Mondadori, Milano, 1934;

Walter Minestrini, Il Leone d’Africa. Vita di V. Bottego, Editrice Carroccio, S. Lazzaro di Savena, 1961;

Giorgio Salvucci, “L’Avventuroso”, in Il Fumetto, A.N.A.F., Roma, n° 4, dicembre 1978, pp. 47/57;

Giuseppe Pazienti & Rinaldo Traini “Fumetto Alalà - I comics italiani d’avventura durante il Fascismo”, Comic Art, Roma, 1986.

 

Il Bottego disegnato da Avenali

Il Bottego disegnato da Natoli

Bottego a caccia di elefanti, disegno di Scolari

Prima pagina a colori del Bottego disegnato da Fantoni

Particolare del primo albo del Bottego disegnato da Fantoni (la copertina è di Mario Tempesti)

L'ultima battaglia di Bottego disegnato da Canevari

La morte di Bottego disegnata da Canevari

Il Bottego disegnato da Restani

 

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