ERITREA - Bademmè e la questione dei confini con l'Etiopia

 

Alberto Vascon, febbraio 04

 

 

La decisione della Commissione arbitrale sui confini          

        La disputa fra Eritrea ed Etiopia trae origine dalla mancata demarcazione sul terreno dei confini previsti dai trattati conclusi fra la Colonia Eritrea e l’Etiopia: il trattato del 1900, che definisce il confine dal Sudan alla Dancalia, il trattato del 1902 che modifica la parte occidentale dello stesso confine nella regione dei Cunama, e il trattato del 1908 che definisce il confine orientale in Dancalia. Definiti sulla carta in modo molto impreciso data la mancanza di mappe attendibili, i confini non sono mai stati demarcati sul terreno. L’amministrazione coloniale italiana ha pubblicato le carte della Colonia interpretando i trattati a proprio favore, talvolta addirittura spostando i confini senza consultare o informare Menelik.

       Il 13 aprile 2002 la Eritrea-Ethiopia Boundary Commission, costituita dalle NU e dalla OUA per la definizione dei confini, ha pubblicato il lodo arbitrale che disegna il nuovo confine con l’Etiopia. La Commissione ha interpretato i trattati del periodo coloniale ed ha ridefinito i confini spostando a favore dell’Etiopia quelli che sono oggi i confini ufficiali in tutte le zone contese, con la sola eccezione di Bademmè. La decisione della Commissione è irrevocabile e riguarda tre settori:

-  Per il settore occidentale, cioè per la regione contesa di Bademmè, la Commisione ha ritenuto non giustificate le pretese etiopiche ed ha assegnato il territorio all’Eritrea: il confine rimane quello ufficiale e non subisce variazioni.

-  Per il settore centrale, che comprende il territorio di Tsoronà, il posto frontaliero di Zala Anbassà, la regione degli Irob (Alitèna) e la regione di Badda in Dancalia, la Commissione ha ridisegnato i confini a favore dell’Etiopia, con la sola esclusione del villaggio di Tsoronà, che viene quindi assegnato all’Eritrea. Il posto frontaliero di Zala Anbassà, da sempre sotto bandiera etiopica, è stato assegnato all’Etiopia, e così pure gran parte della regione degli Irob.

-  Nel settore orientale la Commissione ha spostato i confini ancora una volta a favore dell’Etiopia, in applicazione della clausola contrattuale del trattato del 1908 che stabilisce il confine a 60 km dalla costa. Si tratta di una regione scarsamente abitata da popolazioni nomadi, dove non si può dire che vi sia stata amministrazione eritrea oppure etiopica. Il posto di dogana di Bure, sulla strada di Assab, è stato assegnato all’Etiopia.

      In definitiva la rettifica confinaria stabilita dalla Commissione ha assegnato all’Etiopia circa 1000 kmq di territorio che risulta eritreo solo sulla carta. In realtà si tratta di regioni da sempre sotto amministrazione etiopica (il settore centrale) o erroneamente disegnati come appartenenti all’Eritrea (Dancalia).

       La decisione della Commissione, come si poteva prevedere, ha lasciata insoddisfatta l’Etiopia, che da sempre ha amministrato la regione contesa di Bademmè e si aspettava quindi che questo territorio le venisse assegnato. Ed ha lasciata insoddisfatta l’Eritrea che deve cedere all’Etiopia, con grande perdita di prestigio, una bella fetta di territorio sul quale reclamava la sovranità ma che non ha mai amministrato. Questo stato di cose ha rallentato e poi posto in una situazione di stallo  le operazioni di demarcazione dei confini, iniziate nel 2003. L’Etiopia ha chiesto alla Commissione di rivedere la decisione su Bademmè, ma la risposta è stata negativa, mentre l'Eritrea ha rigettato qualsiasi ipotesi di riassetto dei confini. Nel gennaio scorso l’Eritrea ha rifiutato la nomina di un diplomatico inviato dalle NU per mediare la situazione. L’IRIN News, organo di informazione delle NU, segnala nel novembre scorso spostamenti di truppe eritree verso il settore occidentale del confine. Oggi si può circolare liberamente in Eritrea solo entro un raggio di 100 km da Asmara e nelle isole Dahlak, per il resto ci vuole un’autorizzazione del governo da richiedersi con 10 giorni di anticipo. A tre anni dal trattato di pace di Algeri, tornano a soffiare venti di guerra.

La questione di Bademmè

        L’Etiopia non si è ritenuta soddisfatta della decisione arbitrale perché considera questa regione territorio etiopico da sempre. In effetti, leggendo la relazione arbitrale, si ha la sensazione, se non la certezza, che i consulenti dell'Etiopia non abbiano presentato in modo adeguato le sue ragioni, e che la Commissione non abbia esaminato in modo adeguato importanti documenti. Per comprendere la questione di Bademmè bisogna andare al 1902, anno in cui Ferdinando Martini, governatore dell’Eritrea, trattò con Menelik una modifica del confine occidentale allo scopo di includere nella Colonia Eritrea il territorio dei Cunama. Agli inizi del 1902 il confine si presentava in questo modo (fig.2):

      Per rendersi conto di persona del tracciato che avrebbe dovuto avere il nuovo confine, Martini organizzò una spedizione nel territorio dei Cunama: intendeva recarsi personalmente a Mai Teb, raggiungere la carovaniera che da Lacatacura portava a Noggarà in Abissinia, e risalire il Setìt/Taccazè per visitare il paese dei Cunama. Partì da Agordat il 31 marzo, passò dai pozzi di Mogolò, da Curcuggi sul Gasc/Marèb e giunse alla confluenza del Mai Teb col Setìt il 7 aprile. Risalì poi il corso del Setìt fino al Sittonà e ad Aifori, e ritornò ad Asmara passando da Ducambìa e risalendo il Mai Anbassà (fig. 3):

      Per includere i Cunama in Eritrea, il nuovo accordo confinario avrebbe dovuto includere in Eritrea tutto il territorio etiopico a nord del Setìt  almeno fino al Sittonà. Su insistenza di Menelik il negoziatore italiano Ciccodicola, privo di carte affidabili della regione, concordò nel Trattato del 1902 lo spostamento del confine sul Setìt da Tomat alla foce del Mai Teb, includendo in Eritrea i monti Lacatacura, e sul Gasc da Todluc alla foce del Mai Anbassà (fig.4):

      Non vi sono carte geografiche allegate al trattato, ma a dimostrazione che questo era il confine che avevano in mente sia Ciccodicola che Menelik vi è lo schizzo N. 5 che Ciccodicola ha disegnato per mostrare a Menelik la modifica del confine, e che ha inviato a Martini subito dopo la firma del trattato (fig. 5):

       In un altro schizzo, il N. 6, Ciccodicola indica a Martini la zona acquisita con il Trattato. Ambedue questi schizzi indicano il Mai Teb in prossimità della carovaniera Tessenei-Lacatacura-Noggarà sulla direttrice Todluc-Noggarà.

       E’ evidente che Ciccodicola ha commesso un grossolano errore geografico che ha in parte vanificato la volontà di Martini di includere tutto il territorio dei Cunama in Eritrea, lasciandone  fuori una parte. Questo errore provocò una risentita reazione di Martini (21 giugno), che spiegò a Ciccodicola che il Mai Teb era a 40 km da Ombrega, che il confine concordato tagliava in due il territorio dei Cunama, e che l’accordo appena firmato era in aperta contraddizione con la volontà di attribuire all’Eritrea il territorio dei Cunama. Era stato un errore e il Trattato era firmato.

       Come reagì l’amministrazione italiana? Le carte ufficiali pubblicate dall’amministrazione mostrano un confine diverso, che parte dalla foce del torrente Tomsà, cioè 80 km ad est del Mai Teb (fig. 6):

         Queste carte sono state pubblicate senza consultare né informare Menelik. Ammesso che vi possa essere stata confusione fra il Mai Teb e il Meeteb vicino al Tomsà, la linea di confine che passa dal Tomsà non ha base contrattuale. Ma esistono molte carte italiane, tutte non ufficiali, e straniere che mostrano il confine piegare verso il Mai Anbassà dalla foce del Mai Teb anziché del Tomsa. Gabriele Ciampi, in uno studio pubblicato sul Bollettino della SGI, su Africa e su Heartland, ha indicato le seguenti:

-     Schizzo dimostrativo N. 2 – Linea Todluc-Ombrega e Todluc-Maiteb (firmato da Ciccodicola), senza data

-     Carta dimostrativa della Colonia Eritrea e delle regioni  adiacenti, 1:400.000, IGM, edizione 1903, f. SO - Ombrega, f. SE – Tolè

-     Carta dimostrativa della Colonia Eritrea e delle regioni adiacenti, 1:400.000, IGM, 1903

-     Carta dimostrativa della Colonia Eritrea 1:500.000, Comando del Corpo di Stato Maggiore, IGM cap. A Miani, 1905 f. SO e f. SE

 

-     Eritrea 1:500.000, Comando del Corpo di Stato Maggiore, IGM - cap. A Miani, 1905 f. SO e f. SE

 

-     Eritrea 1:800.000, Comando del Corpo di Stato Maggiore, IGM - cap. A Miani, 1905 f. SO e f. SE

-    Carta dimostrativa della Colonia Eritrea, 1:500.000, IGM 1905

-    Eritrea, 1:800.000, IGM 1905

-    Carta dimostrativa della regione fra Agordat, Sabderat e il Setit, 1:400 000 IGM (carta provvisoria dei capitani Carlo Guastoni e Francesco Muzii), 1906, in Itinerari nel paese dei  Cunama, Comando del R. Corpo di Truppe coloniali - IGM, 1907

 

-     Carta della Colonia  Eritrea. 1:100.000, IGM, edizione 1909, f. 22 – Tolè

-     Carta dell’Abissinia del British War Office del 1908                                       

-     Il Diagramma contenuto nel The map of Africa by Treaty del 1908                  

-     Carta dimostrativa della Colonia Eritrea e delle regioni  adiacenti, 1:400.000, IGM, edizione 1909 f. 5 - Agordat

-     Stieler Hand Atlas, 1909                                                                                        

-     Carta della Colonia Eritrea 1:1.500.000 Ministero degli Affari Esteri, 1912

-     Schizzo dimostrativo dell’altopiano etiopico del 1915                                     

-     Confini della Colonia Eritrea (trattali, convenzioni accordi, ecc.), 1:1.500.000, Ministero delle Colonie, 1917 (IGM Bibl. 2991 18 A 7 / 16 B 7)

-     Philips’ New Handy General Atlas & Gazzetteer, 1921                                              

-     The Handy Royal Atlas of Modern Geography, 1921                                      

-     Carta Hailè Selassiè del 1923                                                                                 

-     Vivien de Saint-Martin & Schrader Atlas Universel de Géographie, 1925          

-     Carta dimostrativa della Colonia Eritrea e delle regioni  adiacenti, 1:400.000, IGM, edizione 1934, f. 5 – Agordat (IGM Bibl. 693 5c 18 A 6)

-     Carta della Colonia Eritrea e delle regioni adiacenti, 1 1.500.000, senza data, archivio IGM

-     Eritrea, 1:1.500.000, Ministero delle Colonie, 1935

-     Carta dell'Africa Orientale, 1:1.000.000, IGM, 1935

-     Il Maiteb è anche indicato nel grafico della triangolazione eseguita nel 1935 nel Bassopiano occidentale

       Con un atto unilaterale l’Amministrazione italiana si era appropriata di 3000 kmq di territorio etiopico. Due anni dopo il Trattato del 1902, Alberto Pollera, titolare della Residenza di Gasc e Setit, suggeriva al governo della Colonia di fare un Addendum al Trattato per sancire lo spostamento dei confini in modo da includere i Cunama in Eritrea.

La decisione della Eritrea-Ethiopia Boundary Commission su Bademmè

       1. Le ragioni geografiche

        Nel 1997 il Tigrai pubblicò una nuova mappa del Tigrai nella quale allargava i confini oltre quelli coloniali estendendoli fino a Ducambìa e al Sittonà. La regione contesa di Bademmè si trova ad ovest del confine ufficiale e riguarda appunto questa regione (fig. 7):

      Nelle negoziazioni con Menelik Ciccodicola utilizzò una carta dell’IGM del 1900 denominata Mai Darò, che dopo l’accordo Martini definì totalmente inattendibile. Questa carta indica il monte Lacatacura e il torrente Meeteb nella zona del Sittonà, cioè 70 km a est del Mai Teb di Martini. Il monte Lacatacura viene indicato in questa posizione anche da un’altra carta del 1883 di Werner Munzinger, esploratore infaticabile dell’Eritrea. La Commissione dà credito alla carta Mai Darò e decide che il Mai Teb vicino ad Omhager non esiste e che in effetti il Mai Teb non è altro che il Meeteb vicino al Sittonà. A questo punto va notato che l’IGM, noto per la sua meticolosità, non ha più indicato il Lacatacura vicino al Sittonà, mentre in tutte le carte successive l’ha indicato assieme al Mai Teb nei pressi di Omhager. Non è difficile arguire, data la serietà dell’IGM, che il Lacatacura del Sittonà, visto che dall’IGM è stato riportato una volta sola, non esiste, e quindi il Lacatacura a cuil Martini si riferiva è quello di Omhager. Anche perché nel progetto del suo viaggio Martini prevedeva di raggiungere la carovaniera Tessenei-Lacatacura-Noggarà. La Commissione non ha invece dato credito alle numerose carte che indicano il Lacatacura vicino ad Omhager, ed afferma che Martini si riferiva al Meeteb. Dalla relazione di Martini, al contrario, appare chiaro che si riferiva al Lacatacura e al Mai Teb vicino ad Omhager. Il Martini non è mai arrivato fino al Meeteb, e nella relazione della Commissione sono spariti tutti i 150 km di risalita del Setìt che Martini ha percorso dal Mai Teb ad Aifori. Ci sono poi i due schizzi, il N.5 e il N. 6 di Ciccodicola, che provano in maniera inconfutabile che la discussione e l’accordo con Menelik riguardavano il confine alla confluenza del Mai Teb sulla carovaniera Lacatacura-Noggarà. La Commissione inoltre sa che nell’Accordo Confidenziale fra Italia e Gran Bretagna del 1901 le parti avevano concordato di lavorare per fare in modo che tutto il territorio dei Cunama ad est del Mai Teb venisse dato all’Italia. Se il territorio dei Cunama era ad est del Maiteb, il Mai Teb con poteva essere confuso con il Meeteb, che ha i Cunama ad ovest. Quindi il Mai Teb vicino ad Omhager era conosciuto già nel 1901. In definitiva il Mai Teb era conosciuto dagli inglesi, dagli italiani e da Menelik, la Commissione lo sapeva e lo ha ignorato. Sembra che i consulenti dell’Etiopia abbiano dimenticato di sottoporre alla Commissione il viaggio di Martini, i due schizzi di Ciccodicola e le numerose carte, anche inglesi, che indicano il confine dal Mai Teb al Mai Anbassà. Ancora oggi si possono vedere, sulle carte dell’East Africa Grid, i nomi delle località incontrate da Martini nel suo viaggio del 1902: Mogolò, Curcuggi, il Mai Teb e il Lacatacura nei pressi di Omhager, Aifori.

        2. Le ragioni etniche e le ragioni del possesso

        Un fattore che la Commissione ha considerato fondamentale per l’assegnazione di Bademmè all’Eritrea è stata la clausola contrattuale che stabiliva che il territorio dei Cunama dovesse essere dato all’Eritrea. Il Trattato fu fatto effettivamente a questo scopo, per cui questa è da considerarsi una condizione essenziale dell’accordo. Il che non autorizza però a spostare unilateralmente il confine di 80 km. La Commissione inoltre ritiene che l’Etiopia non abbia dimostrato di aver amministrato il territorio conteso.

        La regione contesa di Bademmè era considerata dall’Amministrazione italiana territorio etiopico. Nella “Carta dimostrativa della Colonia Eritrea e delle zone adiacenti”, IGM 1903, questa zona è indicata come “Regione soggetta all’Uolcaìt”, che è un distretto del Tigrai. Nella stessa carta questa regione viene indicata come territorio degli Adi Iabò, popolazione tigrina, quindi non cunama. Anche Ciccodicola, nel suo schizzo N. 6 definisce questa regione territorio degli Adi Iabò. Alberto Pollera, nel rapporto del 17-5-1904, sempre con riferimento alla zona in questione, parla di “territorio abissino degli Adi Abò”. Nel 1930 Il Governatore dell’ Eritrea Corrado Zoli traccia una carta in cui indica un’area profonda 30 km a ovest del confine, la quale non era stata ancora materialmente occupata dagli italiani. Questa zona coincide esattamente con quella in contestazione. Dopo la fine della presenza coloniale italiana, 1941, il territorio di Bademmè è stato amministrato ininterrottamente dal Tigrai. L’amministrazione etiopica fu spazzata via dal FEL, che nella seconda metà degli anni 70 occupò l’Eritrea occidentale, e la regione passò sotto l’amministrazione del neonato FPTL, cioè rimase sotto il Tigrai. Alcuni anni dopo, nel 1981, il FPEL cacciò il FEL dalla regione, ma continuò a lasciare l’amministrazione del territorio al FPTL. In altre parole, anche dopo la cacciata di Menghistù l’Eritrea lasciò che il Tigrai continuasse ad amministrare la regione, confermando così di fatto che si trattava di una regione tigrina. Allo scoppio delle ostilità, nel maggio del 1998, Bademmè era ancora sotto bandiera etiopica. L'Etiopia reclama la regione di Bademmè perché è sempre stata una regione etiopica e considera l’occupazione di Bademmè del maggio 1998 come l’occupazione di un suo territorio. La reclama cioè in base al principio uti possidetis (anche se non lo dichiara) secondo il quale, in diritto internazionale, un territorio rimane a chi effettivamente lo possiede. Questo principio, adottato  nel 1963 dall'OUA per salvaguardare i confini coloniali e quindi evitare dispute fra stati indipendenti, difficilmente può essere invocato dall'Eritrea perché all'epoca l'Eritrea era una provincia etiopica e il confine fra Eritrea ed Etiopia era un confine amministrativo. Un anno prima il Parlamento eritreo aveva votato l'unione dell'Eritrea all'Etiopia sotto la bandiera etiopica.

 

Fonti:                                                                                                               

-    BBC News 12-5-2000

-    Gabriele Ciampi, Componenti cartografiche della controversia di confine eritreo-etiopica, Bollettino della SGI  luglio-dicembre 1998

-    Gabriele Ciampi, Cartographic Problems of the Eritreo-Ethiopian Border, Africa 2-2001

-    Dan Connell, Agaisnt all Odds, 1997

-    Giampaolo Calchi Novati, Guerra o pace nel Corno d’Africa, Politica Internazionale maggio-giugno 1999

-    Eritrea-Ethiopia Boundary Commission, Decision regarding Delimitation of the Border between the State of Eritrea and the Federal Democratic Republic of Ethiopia, 13-4-2002

-       Ethiopia’s War on Eritrea, Research and Documentation Center on Eritrea, Asmara 2001

-    Federica Guazzini, Le ragioni di un confine coloniale, 1999

-    IRIN News

-    MISNA

-    The New York Times 14-3-99

-    Uoldelul Chelati Dirar, Etiopia-Eritrea, le ragioni di un conflitto annunciato, Afriche e Orienti estate 1999

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