Hai litigato con Nigrizia

Alberto Vascon

 

Un giorno del lontano 2004 Nicky Di Paolo mi aveva detto che avevo litigato con Nigrizia. Gli ho risposto così:

 

 

Caro Nicky,

30-6-04

Ho litigato con Nigrizia

 

Devo per forza risponderti, visto che mi hai detto che ho litigato con Nigrizia. Ecco allora i fatti, che ti prego cordialmente di leggere con grande attenzione.

 

Erano anni che Nigrizia non descriveva la vera situazione dell’Eritrea. Nel numero di luglio-agosto 2002 Nigrizia pubblicava un articolo che esordiva così:

"  sono bianco ed

europeo. La

mia pelle è

bianca, i miei occhi che guardano

all'Africa sono bianchi.

La mia cultura è bianca ed

occidentale". Dico questo

per mettere le mani avanti:

credo che l'Eritrea sia il banco

di prova della incapacità

(impossibilità?) di capire,

prevedere, intuire, spiegare il

lato oscuro dei processi politici

in gran parte dell'Africa.

L'Eritrea, una cartina di

tornasole di fatti per noi inspiegabili

o incomprensibili.

 

Secondo Nigrizia, in Eritrea accadevano fatti incomprensibili per un bianco. Fatti incomprensibili per un bianco! Il titolo era:

 

Io, ti dico la verità, mi ero stufato di leggere quello che scrivevano sull’Eritrea, e ho mandato questa lettera:

 

 

Spett. 

Nigrizia

Vicolo Pozzo 1

37129 Verona VR

fax 045-8001737

6-7-02

Alla c. a. del Direttore

 

Caro Direttore,

Morire per Badme. E poi?

 

E poi rimango al mio posto.

 

Nel sottotitolo Nigrizia dice di avere difficoltà a comprendere quanto è accaduto e quanto sta accadendo in Eritrea (luglio-agosto 2002). Più avanti si legge che in Eritrea accadono fatti incomprensibili per un bianco. Vediamo se queste note servono a rendere questi fatti più comprensibili per un bianco. In Eritrea è accaduto questo:

 

Il conflitto con l’Etiopia

Nella carta dell’Eritrea pubblicata nel 1995 dal governo dell’Eritrea, è stato introdotto uno spostamento dei confini a favore dell’Eritrea rispetto ai confini coloniali: le isole Hanish sono state indicate come appartenenti all’Eritrea anziché allo Yemen, mentre il confine con Gibuti è stato spostato da Ras Dumeira a Dar Elua. Prima del conflitto con l’Etiopia, l’Eritrea aveva innescato dispute confinarie e aperto molti fronti di guerra con tutti gli altri paesi limitrofi, il Sudan, lo Yemen e Gibuti, quasi volesse assicurarsi un ruolo nel Corno e nella regione compresa fra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano (Calchi Novati in Politica Internazionale 1999 68). L’Eritrea era lo stato del Corno d’Africa politicamente più compatto, militarmente estremamente organizzato e con una solida base economica (Uoldelul Chelati Dirar in Afriche e Orienti estate 1999 19).

Queste sono le premesse. Immediatamente prima del conflitto, Nigrizia non nota in Eritrea segnali di mobilitazione (luglio-agosto 98). Questi segnali non si sono visti perché l’Eritrea, dopo la fine della guerra dei 30 anni, non aveva smobilitato nulla, mentre prima del conflitto aveva reclutato 50mila giovani con lo stratagemma del Piano Verde. L’attacco eritreo all’ Etiopia con l’occupazione di Bademmè, nel maggio del 1998, avvenne quando l’Etiopia (praticamente il solo Tigrai) aveva smobilitato il 70% delle sue forze armate.

Nigrizia parla di guerra fra il Tigrai e l’Eritrea (luglio-agosto 98), e del nazionalismo tigrino che non ha mai rinunciato al Grande Tigrai (novembre 99), quasi a voler suggerire che sia stato il Tigrai a volere la guerra per conquistare l’Eritrea e staccarsi dall’ Etiopia: il Tigrai ha l’Etiopia, e si può ragionevolmente pensare che rinuncerebbe all’Etiopia per l’Eritrea? L’Etiopia, con i suoi 60 milioni di abitanti, è un paese ricco. Nell’altopiano del Bale piove nove mesi su dodici e si possono percorrere centinaia di chilometri in mezzo a coltivazioni di cereali a tre stadi di maturazione, il che significa tre raccolti all’anno. A Danghela si possono vedere dopo il raccolto, con un solo colpo d’occhio, migliaia di covoni di paglia di cereali. L’Uollega è costellato di coltivazioni di colza e di cereali. Dalla cima del Zuquala si vedono campi coltivati a perdita d’occhio in tutte le direzioni. Sono visioni che l’Eritrea non riesce neanche ad immaginare. Oggi si percorre tutta l’ Eritrea, da Zala Anbassà fino a Tessenei, senza vedere un campo coltivato. Mai più il Tigrai scambierebbe l’Etiopia con la arida e sassosa Eritrea.

Nigrizia dice che l’Etiopia cerca lo sbocco al mare (luglio-agosto 98). I fatti hanno dimostrato che così non è: Assab è indifendibile e l’Etiopia avrebbe potuto facilmente prenderla. Se non l’ha fatto significa che non vuole imbarcarsi in una occupazione militare che farebbe intervenire le NU.

    

Cosa sta accadendo in Eritrea?

I 50mila giovani reclutati per il Piano Verde, mai decollato, dopo oltre 4 anni non sono ancora tornati a casa, di loro si è persa ogni traccia, sono spariti nel nulla. Sono morti in guerra o ancora sotto le armi? Si può realisticamente osservare che oggi sono 40 anni che l’ Eritrea non smobilita.

La guerra è stata in gran parte finanziata con una vendita massiccia di buoni del tesoro agli emigrati eritrei (Uoldelul Chelati Dirar in Afriche e Orienti estate 1999 19) i quali, in cambio di valuta pregiata, si trovano in mano carta straccia che lo stato non riuscirà mai a pagare.

È stata appena completata la strada costiera Massaua – Assab. Una strada che collega due porti, ma non collega i porti all’interno, è una strada inutile. Una  strada che serve solo per scopi militari, e cioè per cercare di rendere difendibile Assab da un attacco etiopico. Una strada di oltre 500 km costa centinaia di milioni di dollari e, mentre vengono spesi questi soldi, le donne eritree che hanno perso il marito in guerra cercano di sfamare i loro quattro figli facendo, le più fortunate, le lustrascarpe ad Asmara.

La guarnigione militare di Assab, abbrutita e depressa dalla lontananza, dall’isolamento e dallo scorrere del tempo, non può comunicare con le famiglie perché Asmara ha tagliato il collegamento telefonico con Assab. In Eritrea i soldati non possono comunicare con le famiglie. Per anni. Per decenni. Mai.

Gli studenti inviati ai campi di aiuto estivi hanno protestato perché la paga non era sufficiente per mangiare: sono stati internati in un campo vicino a Zula. Ad Asmara si mormora che, delle migliaia di internati, siano tornati indietro solo alcune centinaia.

Tutti gli episodi di violazione della tregua da parte dell’Etiopia segnalati dall’Eritrea sono stati regolarmente smentiti dalle NU.

Oggi in Eritrea si importa quasi tutto e l’inflazione, dall’inizio della guerra, ha superato il 100%. Dove sono finiti il modello di sviluppo del tipo delle “tigri asiatiche” e la struttura produttiva orientata all’esportazione descritti da Uoldelul Chelati Dirar (Afriche e Orienti estate 1999 13)? L’economia è allo sfacelo e va sempre peggio. E pensare che gli eritrei sarebbero ricchi se facessero un accordo commerciale con l’Etiopia e aprissero i porti.

Le elezioni non si sa quando si faranno, i dissidenti politici sono stati imprigionati e condannati per tradimento, i giornali sono stati chiusi e i giornalisti arrestati. Di questo Nigrizia si è accorta con nove mesi di ritardo. L’allontanamento dell’ Ambasciatore Italiano non le sembra un atto di forza di un regime autoritario?

Un eritreo si confida con uno straniero solo se lo conosce bene ed è solo. Se gli eritrei sono in due non parlano. Uno non si fida neanche del proprio fratello, per paura di finire in prigione il giorno dopo. Nigrizia si chiede come mai 200mila ragazzi siano spediti al fronte e accettino il loro destino, come mai le famiglie non si ribellino al mistero della sorte dei propri figli. Ho fatto questa domanda a un eritreo: mi ha risposto che hanno paura. A lei Direttore, che è bianco, non sembra che in Eritrea sia in vigore un regime di terrore?

Sul volto degli eritrei, anni fa fieri di combattere l’oppressore, sembra oggi leggersi la rassegnazione di chi non vede una via d’uscita. Con la rassegnazione le cose possono andare avanti all’infinito. Dove è finito il sogno di libertà che, alla fine della guerra dei 30 anni, Ghebrezghièr confidava a Dan Connell (Against all Odds 1997)? Isaias viene rappresentato da Nigrizia come un capo di stato che gli altri Presidenti africani dovrebbero quasi prendere a modello, per il suo stile, per i suoi atteggiamenti (Nigrizia nov. 99, giugno 2001). Quali Presidenti? Mubarak, Mandela, Senghor? Isaias sarà anche un presidente con un certo stile, ma lei non ha l’impressione che l’Eritrea sia da anni ormai sotto un regime che, a parte le nazionalizzazioni, sembra molto simile a quello di Menghistù? Ma queste sono illazioni. Un solo fatto è certo: il Presidente rimane al suo posto. Il contingente italiano delle NU è stato accolto dalla popolazione con grande entusiasmo. Forse nel ricordo di tempi migliori.

Saremo anche bianchi, ma non mi sembra ci voglia molto per capire cosa sta accadendo in Eritrea. Basta aprire gli occhi.

 

 

Cordiali saluti

 

 

Alberto Vascon

 

 


Caro Nicky, a questa mia lettera non c’è stata nessuna reazione. Silenzio assoluto, la lettera è sparita. In novembre Nigrizia pubblica un altro articolo sull’Eritrea:

 

 

 

Ho reagito con questa lettera, mandando copia anche a Padre Kisito per evitare che andasse perduta anche questa:

 

 

Spett. 

Nigrizia

Vicolo Pozzo 1

Verona

11-11-02

 

Alla c. a. del Direttore

e p. c. P. Renato Kizito Sesana

 

 

Caro Direttore,

Il destino di Ghennet

Nigrizia, novembre 2002

 

 

Nigrizia si lamenta che a Ghennet non è stato concesso l’asilo politico, e si chiede e la prigione? e le persecuzioni? Ma quando mai Nigrizia ha scritto e informato i lettori che in Eritrea ci sono la prigione e le persecuzioni per chi protesta? E come fa un burocrate italiano, o funzionari annoiati e senza tempo, come è scritto nell'articolo, a sapere che in Eritrea chi protesta contro il regime va in galera? Come fanno a saperlo se leggendo Nigrizia, autorevole rivista sull’Africa, si fanno l’idea che l’Eritrea è un piccolo paese normale vittima di una guerra non voluta?

Nigrizia ha mai detto con parole chiare che l’Eritrea ha attaccato l’Etiopia e occupato Bademmè, che ha occupato Dar Elua, le isole Hanisc, che ha fatto la guerra con il Sudan? Ha mai detto che in Eritrea esiste un sistema d’informazione da far impallidire il KGB? Ha mai detto che gli eritrei hanno paura e non si confidano con nessuno, tanto meno con i giornalisti? Ha mai detto che chiunque critichi il governo va in galera il giorno dopo e sparisce dalla circolazione? Su Nigrizia si leggono lodi al presidente (nov. 99 e giu. 01), si pubblicano le sue interviste senza commentarle adeguatamente, come se fossero vangelo, quando invece si tratta di ovvie affermazioni di parte. Si dà voce a un eritreo di buona cultura che dice che Isaias ha salvato il paese dal caos (lug. ago. 02), mentre si mette in discussione l’affermazione di un bianco e intellettuale che sostiene che il progetto politico di Isaias è “potere per il potere”. Nigrizia ha mai denunciato con parole chiare che, fintantoché non ci saranno i partiti politici non vi potranno essere elezioni democratiche? Quando si deciderà Nigrizia a raccontare quello che succede in Eritrea?

 

Cordiali saluti.

 

Alberto Vascon

 

 


 

A questa lettera ha risposto AS, membro del Comitato Scientifico di Nigrizia e specialista dell'Eritrea (Nigrizia, dicembre 2002). Ho risposto così:

 

 

Spett. 

Nigrizia

Vicolo Pozzo 1

Verona

6-12-02

Alla c. a. del Direttore

e p. c. Padre Renato Kizito Sesana

 

 

Caro sig. S,

 

 

         Non giochiamo con le parole. Io non ho confuso le questioni. Comprendo il suo dolore, ma non comprendo il suo silenzio. Constato  che la mia lettera ha provocato una lunga ed argomentata risposta, la quale, assieme all’articolo sull’Eritrea comparso nello stesso numero di Nigrizia, mi fa pensare che vi state svegliando. Commento alcune delle sue argomentazioni e dei suoi silenzi.

 

         È chiaro che esistono due versioni sullo scoppio della guerra: l’Eritrea dice che ad attaccare è stata l’Etiopia, l’Etiopia dice il contrario. Allora forse possiamo sentire gli studiosi: Angelo Turco, su Nigrizia Luglio Agosto 2000, ha scritto che l’Eritrea ha occupato le terre contese nel triangolo di Bademmè; Giampaolo Calchi Novati, in una conferenza a Lodi nella primavera del 2000, ha affermato che l’Eritrea ha attaccato l’Etiopia e occupato Bademmè; Alessandro Triulzi, in Afriche e Orienti dell’estate 1999, afferma che truppe eritree hanno occupato il 6 maggio 1998 alcune zone di confine nella regione di Bademmè; Uoldelul Chelati Dirar, professore all’Università di Asmara, studioso non sospetto, nello stesso numero di Afriche e Orienti afferma che l’Eritrea ha rioccupato una porzione di territorio eritreo. Lei queste cose le conosce e il suo silenzio assomiglia molto a reticenza.

         La tempistica dell’attacco a Bademmè (maggio) è stata fatta in modo da rendere difficoltosa la reazione etiopica a causa della imminente stagione delle piogge. Non solo: l’esercito etiopico era stato annientato con la guerra di Menghistù, e completamente smobilitato. Al momento dell’attacco l’Eritrea aveva l’esercito più forte del Corno d’Africa (Uoldelul Chelati Dirar in Afriche e Orienti estate 1999 19), e molto più forte di quello del Tigrai. Checché ne dica l’Ambasciatore italiano, l’Etiopia non ha mai attaccato l’Eritrea, ci sono stati solo degli incidenti di confine.

         È evidente che lei non sa dove si trova Bademmè: nel numero di luglio-agosto di Nigrizia del 1998 lei pone il territorio in contestazione ad est della linea di confine Mai Anbessà-Mai Tomsà; nel numero di luglio-agosto del 2002 lei si chiede dov’è Bademmè. Bademmè si trova ad ovest della linea di confine, e cioè in Eritrea (The New York Times 14-3-99). La regione era sotto l’amministrazione del Tigrai alla fine della guerra dei 30 anni, e tale era rimasta col beneplacito del FPLE (Uoldelul cit., Dan Connell1997 216). Bademmè era quindi sotto l’amministrazione del Tigrai quando è stata occupata dall’Eritrea. Queste sono cose note. Lei non le conosce?

          È chiaro che il paese che ha subito un’invasione è l’Eritrea. L’Eritrea è stata invasa dall’Etiopia a causa e durante la guerra provocata dall’occupazione eritrea di Bademmè, e non solo di Bademmè: l’Eritrea ha attaccato l’Etiopia anche a Tsoronà, a Zala Anbassà, ad Alitena, a Ragali e a Burè. Come lei sa, queste ultime località sono state assegnate all’Etiopia dall’Abitrato della Commissione Eritreo-Etiopica per i Confini.

 

         Lei non sa dove si trova Dar Elua? Dar Elua si trova 20 km a sud di Ras Dumeira, dove passava il confine coloniale fra Eritrea e Gibuti, e dove passa anche l’attuale confine. Nella carta geografica del 1995 l’Eritrea ha spostato il confine da Ras Dumeira a Dar Elua, poi nell’aprile del 96 ha cercato di occuparla. È sufficiente guardare le carte geografiche per sapere che Dar Elua fa parte da sempre del territorio di Gibuti. 

 

         Non dubito che l’eritreo di buona cultura sia sicuramente non amico di Isaias. Ma probabilmente in Eritrea ha dei parenti, oppure ci ritorna ogni tanto. Lei pensa che possa criticare il regime?  

 

         Sui partiti politici e sulla democrazia non ho voluto esprimere un’opinione. È questo un argomento troppo grande per me e, ritengo, anche per lei. Ho solo detto che, senza i partiti politici (ovviamente liberi) il Parlamento eritreo è una fotocopia di quello iracheno. Ma mi sembra di capire che lei preferisce la situazione politica attuale.

 

         Per quanto riguarda episodi, eventi e storie che lei mi chiede di raccontarle, qualcuno gliel’ho già raccontato nella mia prima lettera. I missionari comboniani dell’Eritrea potranno raccontargliene molti altri.

 

         Faccio un’ultima osservazione sul suo suggerimento di usare il porto di Assab per gli aiuti umanitari all’Etiopia, v. suo articolo a pag. 16. La strada da Assab a Millè è ridotta ad una pista intransitabile per i Tir fino alla valle del Dobi, cioè per 200 km. È più conveniente passare da Gibuti, che è collegata ad Auasc da una superstrada costruita tre anni fa e, nonostante il traffico pesante, tuttora in ottime condizioni. Piuttosto che passare da Assab costa meno passare da Mombasa.

 

 

Cordiali saluti.

 

Alberto Vascon

 


 

Poi c’è stata una corrispondenza fra me e AS che ti risparmio, per non annoiarti. AS ha pubblicato l'ultimo articolo sull'Eritrea per Nigrizia nel maggio 2003, e questa volta Nigrizia ha raccontato quello che succedeva in Eritrea.

 

 

Caro Nicola, mi sembrava doveroso raccontarti queste cose. Ho litigato con Nigrizia? Giudica tu.

 

Alberto

 

 

 

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