“Finalmemte usciamo dalla città... Stiamo penetrando nell’Etiopia più profonda”
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Nel marzo 2006 la rivista Geo pubblicava un dossier sull'Africa italiana “Noi e l'Africa: la storia di ieri per capire l'attualità di oggi”, 66 pagine. Secondo il Direttore FD:
Per noi di Geo ciò che conta è il valore della storia, dell'esperienza, delle voci vere, in presa diretta. Conta andare nei posti e dare la parola a chi dedica passione e vita allo studio di una porzione di territorio, di storia, di natura.
E sono andati nei posti gli autori dell'articolo “Etiopia 1936-2006. Caffè, Fiat... Cara Italia, ti amo e ti odio” RM e BZ. Sono andati alla ricerca di Let Marefià, la vecchia stazione geografica fondata nel 1877 da Orazio Antinori vicino ad Ancober, per ritrovarne la tomba dimenticata.
Prima tappa Addis Abeba, dove al Circolo Juventus incontrano gli ultimi italiani ed alcuni etiopici che, secondo gli autori, degli italiani hanno introiettato mentalità e comportamenti. Per organizzare il viaggio contattano VM, grande conoscitore dell'Etiopia, sopravvissuto al regime di Menghistù:
Vittorio, 63 anni [siamo nel 2005]... quando esplorò il Paese assieme al padre camionista negli anni Quaranta... faceva il cacciatore e l'imbalsamatore.
Se abbiamo capito bene, faceva il cacciatore quand'era appena nato. E ora si parte:
Finalmente usciamo dalla città... Stiamo penetrando nell’Etiopia più profonda...
Vanno semplicemente ad Ancober, vecchia residenza di Menelik, e da qui dovranno fare una scarpinata per arrivare a Let Marefià.
Ad Ancober noleggiano due muli, si fanno accompagnare da una guida e da due portatori, scendono per un sentiero attraversando pietraie, boschi, pascoli e campi coltivati, arrivano a Let Marefià:
… e lì ecco il sicomoro ai piedi del quale un cumulo di pietre indica la tomba.
L'articolo copre tredici pagine del dossier ed è illustrato con 20 fotografie e una cartina: non ci sono foto del sicomoro e del cumulo di pietre. Forse sono scesi nella valle di Ancober anziché in quella di Farrè nella quale si trova Let Marefià. A pag. 171 infatti si vede una foto della valle sottostante Ancober, mentre non si vede la valle di Let Marefià.
Il villaggio di Let Marefià con il sicomoro, da un filmato di Giorgio Nizzi
Il sicomoro e il cumulo di pietre, da un filmato di Giorgio Nizzi
Poi fra una descrizione e l'altra dell'Etiopia troviamo:
- a pag. 166: a Lalibelà c’è la chiesa di Pan Bendito, con tanto di fotografia. A Lalibelà non esiste la chiesa di Pan Bendito, che in spagnolo significa Pane Benedetto; questa è la chiesa di Abba Libanòs - a pag. 168: gli gli arabi instaurarono la dinastia Zaguè nell’VIII sec. I Zaguè di Lalibelà erano di etnia agau, abitanti dell’Etiopia centro-settentrionale, ed erano cristiani, mentre gli arabi nell'VIII secolo erano mussulmani. E la dinastia Zaguè iniziò nel X sec. Cioè gli arabi, mussulmani, avrebbe instaurato una dinastia cristiana?
Negli altri articoli della rivista vediamo:
- a pag. 109: l'Italia ha conquistato l'Etiopia nel 1935: no, l’Etiopia è stata conquistata nel 1936 - a pag. 122: gli Afar sono in contrasto con gli Issaq: no, sono in contrasto con gli Issa - id. Lalibelà si trova nel Tigrai: no, si trova nell’Uollo - id. gli etiopici sono cristiani dal VI sec.: no, sono cristiani dal IV sec. - id. gli aksumiti adoravano il dio della Luna: no, adoravano il Dio Luna, la Dea Sole e l’Astro del Mattino - a pag. 127 Nafka si scrive Nakfa - id. il più alto obelisco è quello portato a Roma (24 m): no, è quello che giace a terra ad Aksum (33,5 m.) - a pag. 140 Dioscoro d’Alessandria morì nel 454: no, morì nel VI sec. - a pag. 142:
Il 13 dicembre 1960, mentre si trova in visita in Brasile, un giovane ufficiale di nome Hailé Mariam Menghistu, alla testa di un gruppo di congiurati, prende in ostaggio il figlio ed erede al trono Asfauossen, e massacra alcuni dignitari di corte… Menghistu, però, riesce a fuggire… Menghistu riprende in pugno la situazione, circondato da "consiglieri" sovietici. Il 12 settembre 1974, con un colpo di stato militare, depone Hailé Selassié e lo fa imprigionare, due mesi dopo fa fucilare…
Hanno scambiato Menghistù Neuai, che ha fatto il colpo di stato nel 1960 assieme al fratello Ghermamè, con il dittatore Menghistù Hailè Mariam. I due fratelli Neuai furono uccisi pochi giorni dopo il golpe. E non è stato Menghistù Hailè Mariam a deporre Hailè Sellassié: sono stati tre ufficiali del Derg, presieduto allora dal generale di origine eritrea Aman Micael Andom.
Alberto Vascon, marzo 2009
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