In memoria delle vittime innocenti |
di quel triste periodo. |
(Eros Chiasserini) |
A cura di |
EROS CHIASSERINI |
ERITREA |
1941-1951 |
GLI ANNI DIFFICILI |
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Desideriamo ringraziare Marcello Melani |
Direttore del Mai Taclì |
che ci ha permesso la pubblicazione del lavoro di Eros Chiasserini |
La Redazione |
Indice |
1941 - 42 |
1943 - 44 |
1945 - 47 |
1948 |
1949 |
1945 | ||
Intorno alla metà del 1945 vi furono altre aggressioni a scopo di rapina nell’ambito cittadino. Il nuovo episodio accadde la mattina del 1 giugno nel rione di Mai Cioet. Biagio Pavone di 43 anni, mentre si apprestava ad iniziare la giornata di lavoro nella sua piccola fabbrica di sapone, fu sorpreso alle spalle e colpito alla testa con una spranga di ferro che ne causò la morte. Gli aggressori, trasportato il cadavere in un locale adiacente, lo depredarono del portafoglio contenente il ricavato della vendita di una casa avvenuta il giorno prima e richiusero la porta assicurandola con un lucchetto. Il sospetto di questo assassinio e susseguente rapina ricadde su tre giovani dipendenti etiopici che dal giorno del delitto si erano eclissati. Sempre nel rione di Mai Cioet, il 14 novembre, venne assassinato il 41enne Luigi Romano impiegato come contabile presso la ditta di autotrasporti Fratelli Piazzardi di Asmara. Il cadavere fu rinvenuto spogliato di ogni avere mentre le circostanze dell’assassinio, compiuto con un colpo di arma da fuoco, non furono mai chiarite. Verso la fine del 1945 la compattezza dell’associazione “Mahber Fecrì Hagher” iniziò ad incrinarsi e si manifestarono le prime controversie tra musulmani e copti a causa soprattutto delle interferenze estranee alla popolazione eritrea ed in particolare dal folle progetto dell’ex amministratore capo, brigadiere S.H. Longrigg, sostituito nel frattempo dal brigadiere generale C.D. Mc Carthy, che auspicava la spartizione della ex colonia tra il Sudan Anglo-Egiziano e l’Etiopia. *****
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1946 | ||
Nella zona periferica dell’Amba Galliano, il 6 gennaio 1946, avvenne l’assassinio di Carmine Chiapparone un 42enne che gestiva una fornace di mattoni di proprietà dell’Avv. Carlo De Crescenzio. L’omicidio, a scopo di rapina, fu opera di due giovanissimi eritrei uno dei quali suo dipendente. Intorno alle 23 l’italiano si era recato alla fornace per controllare l’andamento del fuoco. Mentre era chino alla bocca del forno uno dei due aggressori lo colpi ripetutamente alla testa con un bastone poi i due complici tentarono di bruciarne il corpo introducendolo nel forno. Le indagini della Polizia italiana consentirono di identificare ed arrestare i due autori del delitto che, nel febbraio dello stesso anno, vennero condannati dalla Corte di Assise di Asmara alla pena capitale. Nel breve volgere di una settimana, tra il 22 giugno ed il 1 luglio, avvennero tre nuove aggressioni ad opera di una banda di teppisti nativi che aveva preso ad operare nella parte periferica settentrionale della città. La prima rapina a mano armata fu compiuta ai danni di Pietro Guarascio nel rione dell’Amba Galliano. Circondato dai malviventi non riuscì a difendersi e venne raggiunto da tre pugnalate e spogliato di ogni avere. Accompagnato all’Ospedale Regina Elena da alcuni passanti vi decedeva il giorno dopo a causa delle gravi ferite riportate. Sempre ad opera della stessa banda, la sera del 26 in zona Abba Sciaul, fu aggredito Ignazio Saporito il quale, malgrado le ferite causate da quattro pugnalate, riuscì a sfuggire ai suoi aggressori. Il 1° luglio infine veniva assalito a colpi di bastone, sempre a scopo di rapina, nella zona del Caravanserraglio l’italiano Benvenuto Toscani che riuscì fortunatamente a sottrarsi all’aggressione. Si acuirono nel frattempo i dissensi tra la popolazione locale ed il 15 agosto avvenne un primo sanguinoso scontro tra i copti Zenadeglé ed i musulmani Teroà, nella zona dell’Acchelé Guzai, quando si affrontarono per una disputa sorta sulla proprietà di alcune terre. Al termine della giornata si contarono 12 vittime tra i musulmani e 2 tra i copti. Il giorno dopo, 16 agosto, per le vie di Asmara iniziò una guerriglia urbana tra militari sudanesi delle forze di occupazione, di religione mussulmana, ed eritrei copti. I soldati accorsi in gran numero e dotati di armi da guerra non esitarono a farne uso ed in poche ore uccisero 40 cittadini copti. Nel tentativo di ricompattare le file dell’Associazione “Mahber Fecrì Hagher” ed eliminare i dissensi tra musulmani ed il resto della popolazione, nel novembre del 1946 alcuni dei dirigenti politici più in vista organizzarono un convegno a Bet Gherghis proponendo una generale pacificazione. L’incontro non portò ad alcun risultato positivo anzi la frattura tra le due fazioni divenne più profonda tanto che nel giro di alcuni mesi i dissidenti diedero vita a nuovi partiti ed associazioni. La prima a nascere fu la “Lega Musulmana dell’Eritrea”, favorevole all’indipendenza, che vide la luce a Cheren il 1 Dicembre del 1946. *****
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1947 | ||
Dopo un solo mese, il 1 gennaio 1947, il “Mahber Fecrì Hagher” prese un deciso atteggiamento favorevole all’annessione con l’Etiopia e si trasformò in “Partito Unionista” adottando il motto “Eritrea con Etiopia, una Etiopia”. Il 18 febbraio il movimento politico liberale progressista, attivo fin dal 1944, assunse la nuova denominazione di “Partito Liberale Progressista” con il motto: “Eritrea agli Eritrei”. Cresceva intanto la comprensibile preoccupazione degli italiani d’Eritrea che sentendosi totalmente abbandonati dal governo di Roma e circondati dalle ostili nascenti nuove forze politiche fondavano nel febbraio del 1947 il ”Comitato Rappresentativo Italiani dell’Eritrea” (CRIE), un ente apolitico che si proponeva di difendere gli interessi degli italiani. La presidenza venne affidata al medico coloniale Dottor Vincenzo Di Meglio che la mantenne fino al suo scioglimento avvenuto il 21 dicembre del 1951. Il 28 febbraio si costituiva l’ “Associazione Italo-Eritrei”con il proposito di aggregare quella parte di popolazione nativa che per vari motivi si sentiva ancora legata agli italiani e, qualche tempo dopo, anche una ”Associazione Veterani” formata da migliaia di ex ascari. La British Military Administration (BMA), preoccupata dalla nascita di partiti che dimostravano di essere in aperto contrasto con i progetti e le mire di Londra sull’Eritrea, mise in atto ogni possibile divieto per arginarne la diffusione ostacolando in modo particolare ogni idea in favore di una possibile amministrazione fiduciaria da assegnarsi all’Italia pur sotto l’egida dell’ONU agevolando nel contempo le correnti filobritanniche, ben rappresentate dai nuovi notabili nominati dalle forze di occupazione, per cui nel bassopiano occidentale sostenne l‘azione della “Lega Musulmana”, trasformata poi in “Lega Liberale”, orientata verso l’indipendenza da raggiungersi attraverso un’amministrazione fiduciaria britannica mentre, per l’altopiano, agevolò il “Partito Unionista” decisamente propenso all’unione incondizionata con l’Etiopia. Dopo un lungo periodo di pressanti richieste, malgrado la violenta reazione del “Partito Unionista” e le poco dissimulate angherie e difficoltà frapposte dalla BMA, quest’ultima fu costretta ad autorizzare la costituzione del “Partito Eritrea pro Italia” che vide la luce il 29 settembre del 1947 e che in poco più di un mese raccolse oltre 200 mila iscritti. Le prime azioni terroristiche, di chiaro stampo politico, iniziarono a metà del 1947 e coinvolsero i rappresentanti eritrei del “Partito Liberale Progressista” dei cristiani dell’altopiano e quelli della “Lega Musulmana” del bassopiano. Fu in questo rapporto di forti contrasti tra la popolazione e nel clima avvelenato che si era venuto a creare tra le varie fazioni che prese il via anche il sanguinoso periodo del terrorismo anti-italiano. Il 13 luglio, mentre percorrevano la camionale Nefasit-Decameré caddero in una imboscata e vennero feriti Ugo Bellesio e Pietro Cortese.
Ad Asmara iniziò la triste catena delle aggressioni e delle intimidazioni a carico degli italiani. La prima vittima fu Orazio Zumbo reso inabile dalle percosse subite la sera del 10 agosto. A Cheren, la sera del 30 ottobre, alcuni facinorosi unionisti lanciarono dalla sede del loro partito una bomba a mano all’indirizzo di un gruppo di italiani che transitavano per la piazza centrale. I rappresentanti del CRIE si attivarono immediatamente facendo pervenire una lettera di vibrante proteste al segretario capo della BMA chiedendone l’intervento deciso e fattivo per stroncare sul nascere queste attività criminose. Purtroppo le azioni di repressione da parte della polizia non vennero eseguite nella maniera auspicata anzi, se possibile, parvero dimostrare condiscendenza ed indifferenza alla montante marea del terrorismo anti-italiano. Il 12 novembre giunse in Eritrea la Commissione Quadripartita d’Inchiesta con il compito di sondare le aspettative della popolazione nativa circa il futuro assetto politico ed economico del territorio. Nei 53 giorni della sua permanenza, cioè fino al 3 gennaio 1948, effettuò numerose visite nei centri abitati più importanti del paese ascoltando, valutando ed annotando quanto riferirono i rappresentanti dei vari distretti. Fu soprattutto durante quel periodo che si verificarono numerosi incidenti a Teramnì, presso Adi Ugri, Cheren, Agordat, Decameré causati quasi esclusivamente dalle forze unioniste che cercarono in ogni maniera di influenzare i giudizi finali della Commissione al grido di “Etiopia o morte”! Atti vandalici avvennero il 16 dicembre a Massaua dove attivisti del “Partito Unionista” devastarono i locali del “Lido” ed aggredirono cittadini italiani e nativi simpatizzanti per l’Italia. Anche sulle camionali tra i vari centri dell’Eritrea ripresero le aggressioni. Una delle prime coinvolse l’autista Luigi Chiatti mentre la sera del 30 dicembre transitava con il suo automezzo sulla camionale Senafé-Adigrat. Giunto in prossimità di Solcotom, subì un assalto da parte di alcuni scifta che lo ferirono e rapinarono. Ancora una volta il CRIE espresse proteste ed appelli alla BMA e per conoscenza ne riferì alla Commissione Quadripartita senza ottenere tuttavia alcun concreto risultato. |
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