L’Eritrea per forza e per amore.
Vita e vicissitudini di un territorio africano.
Nicky Di Paolo, Gian Carlo Stella e Manlio Bonati

Indice

 

Premessa

1        

Primi passi in Africa. Missionari, viaggiatori, commercianti e consoli tra negus e deggiacc.
 
2    Dall’apertura del Canale di Suez ad Assab. Da Assab a Dogali ed oltre.
3 Da Dogali all'Asmara.
   

Indice delle schede

Antonio Baldissera
Antonio Rizzo
Cronologia 1800-1868
Giovanni Branchi
Giovanni IV
Guglielmo Massaja
Il Tallero di Maria Teresa
Ras Alula

1. Primi passi in Africa. Missionari, viaggiatori, commercianti e Consoli tra Negus e Deggiacc.
 

La data ufficiale dell’occupazione di Massaua da parte degli Italiani cade nell’anno 1885, a sedici anni dall’apertura del canale di Suez.

Ma la storia dell’Italia in Africa ebbe inizio molto tempo prima, e precisamente  il 15 gennaio 1857. Questa è la data del primo documento ufficiale italiano; una lettera scritta da Cristoforo Negri, direttore al Ministero degli Affari Esteri del Regno di Sardegna, indirizzata all’allora missionario Guglielmo Massaja (Vescovo e Vicario Apostolico dei Galla) che in quel tempo si trovava sul ciglione di Assendabò, che domina la valle del Nilo Azzurro, in Abissinia.

Primo Ministro dello Stato sabaudo era allora Camillo Benso conte di Cavour, ispiratore del Negri.

Nella lettera si richiedevano al Massaja informazioni sul territorio abissino, sui suoi governanti, sulle possibilità di instaurare con quei popoli rapporti “di amicizia, navigazione e commercio” e sulle possibilità dello stesso prelato di svolgere le funzioni di rappresentante del Piemonte.

La risposta del Massaja, datata 1 febbraio 1858, iniziava con: “ho ricevuto qualche giorno fa la sua del…”; la lettera del Negri aveva infatti impiegato ben 13 mesi per giungere a destinazione, e certamente altrettanti ne erano necessari per averne la risposta.

Non esistono fotografie di quel periodo, ma i disegni dei viaggiatori ci mostrano una Abissinia per nulla diversa da quella di oggi; a parte le città, nel resto del paese il tempo si è fermato senza nulla mutare negli usi e costumi della gente: stesse abitazioni, stessi abiti, medesime piste o strade, stessi animali quali mezzi di trasporto e identici sambuchi in mare, soliti sistemi di sostentamento agricoli e di pastorizia trovati dal Massaja. Probabilmente era lo stesso scenario che si presentò a Frumenzio quando arrivò ad Axum nel IV secolo.

Tipi della costa del Mar Rosso
 

Massaua nel 1888
 

Sambuchi a Massaua

La posta, aspetto curioso, comunque funzionava, o per la via di Massaua oppure per quella di Khartoum. Nel primo caso, scrive il Massaja, raggiungeva il Mediterraneo con la “flotta commerciale sarda che comincia a non  essere infrequente nei mari indo-cinesi” .

Massaja rispose educatamente alla proposta piemontese (il suo atteggiamento nei confronti dello Stato sabaudo muterà radicalmente dopo la presa di Roma del 1870), auspicando un avvenire glorioso non solo per il commercio, ma anche per le “operazioni apostoliche”, comunicando che in Abissinia c’era “muschio, caffé, oro, avorio, cera, coriandolo e simili...”, sottoponendo il punto che lui crede più impegnativo per qualsiasi futuro rapporto con l’Abissinia: l’estrema difficoltà delle comunicazioni e dei trasporti tra le coste del  Mar Rosso e l’interno del paese.

Dalla lettera del Massaja si apprese fra l’altro che in tutta l’Abissinia vi erano pochissimi sudditi sardi, di cui cinque missionari dello stesso ordine del Massaja (cappuccini),  impegnati nell’attività apostolica; tra questi anche “Antonio Rizzo e famiglia”.

Non conosciamo le reazioni piemontesi alla missiva del Massaja, comunque giunta in un anno molto particolare per il giovane Stato sardo (ricordiamo la guerra del ’59). Conosciamo  un’altra lettera, datata 12 febbraio 1859, scritta da uno dei cinque missionari presenti in Abissinia, il savoiardo padre Leone Des Avancheres ed indirizzata a Cavour, dove propose un trattato di amicizia tra il deggiacc Negussiè e Vittorio Emanuele re di Sardegna.

A quel tempo l’Etiopia era guidata da Teodoro II, sebbene Negussiè del Tigrai, nipote di Ubiè, attraverso una serie di campagne militari fosse riuscito a conquistare l’indipendenza della sua provincia.

L’Etiopia di Teodoro II sembrava sgretolarsi (anche l’Amara era in rivolta), mentre Negussiè guadagnava territori.

Padre Leone si sostituiva al Massaja che sembrava volersi dedicare solo all’Apostolato. Nella lettera a Cavour riportava anche l’esplicita richiesta di Negussiè di un console civile savoiardo che potesse trattare direttamente con lui i punti dell’accordo, indicando il sig. Rizzo.

Ma in Abissinia in quel momento erano due gli uomini forti: Negussiè del Tigrai e Teodoro, il quale ultimo aveva instaurato rapporti con l’Inghilterra.

L’Inghilterra intratteneva rapporti con Teodoro attraverso il console Plowden, mentre la Francia, attraverso Mons. De Jacobis, concentrava i suoi sforzi sul Tigrai attraverso deggiacc Negussiè. Il console francese di Massaua, Chauvin Beillard, nel settembre 1856 aveva convinto Negussiè ad inviare un’ambasciata a Parigi, che in effetti partì nel novembre 1858. Napoleone III si mostrò interessato a contatti con Negussiè, sperando ricevere alcuni scali sul Mar Rosso in vista della futura apertura del Canale di Suez. La missione di Negussiè rientrò nel Tigrai nell’autunno del 1859. Nell’ottobre dello stesso anno partì da Civitavecchia l’ambasciata francese di Napoleone III, composta dal conte Stanislao Russel e dal padre Giuseppe Sapeto, che sbarcò a Massaua ai primi di dicembre.

Il bolognese Raffaele Baroni, che a quell’epoca era a Massaua incaricato delle funzioni di sostituto del console inglese Plowden, riuscì ad avvertire il titolare delle intenzioni francesi, per cui non si ebbe l’incontro Negussiè-Russel.

Egualmente l’ambasciata francese venne raggiunta a Massaua dall’abate Emmatù inviato di Negussìè, che stipulò un trattato attraverso il quale la Francia si impegnava a concedere un sostegno armato in cambio della nominale cessione della baia di Zula.

Ma nel frattempo Teodoro giunse nel Tigrai e nel 1861 uccise Negussiè ripristinando la sua autorità in quei territori.

Nel decennio successivo il Piemonte, tutto preso “nel fare l’Italia”, non pensò più all’ Africa.

 

Cronologia 1800-1868

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